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giovedì 15 maggio 2008

2.500.000 A.C.


Paleolitico
Il Paleolitico (dal greco palaios, "antico", e lithos, "pietra", ossia "età della pietra antica") fu il primo periodo in cui si sviluppò la tecnologia umana con l'introduzione dei primi strumenti in pietra da parte di diverse specie di ominidi (circa 2.5 milioni di anni fa), e terminando con l'introduzione dell'agricoltura, con il Mesolitico, o, nelle zone di precoce neolitizzazione, con l'Epipaleolitico.Il termine fu inventato dallo studioso di preistoria John Lubbock nel 1865 in opposizione al termine "Neolitico".Tra le ere geologiche corrisponde a quella del Pleistocene (da 2 milioni a 10.000 anni fa).Ambiente in EuropaDurante il paleolitico si sono avute una serie di glaciazioni (quelle alpine di Günz, di Mindel e di Riss). Durante le epoche glaciali i ghiacci avevano coperto il continente europeo e gran parte del Mar Mediterraneo. Avvenivano quindi contatti tra gli abitanti della penisola iberica e di quella italica. Con la fine dell'ultima glaciazione, tra 15000 e 10000 anni fa, e il conseguente aumento delle temperature, i ghiacciai ripresero a sciogliersi, e il livello dei mari si rialzò nuovamente.Vita nel paleoliticoI gruppi umani, prevalentemente nomadi o a sedentarizzazione periodica, erano caratterizzati da un economia di caccia e raccolta, che si andò evolvendo con lo sviluppo di forme di caccia specializzata e con l'apparizione della pesca.Alcune teorie sostengono che soprattutto le donne con i bambini andassero a raccogliere erbe, radici e frutti selvatici. Invece gli uomini organizzavano battute di caccia in gruppo per animali di grossa taglia o si dedicavano alla pesca.Le abitazioni erano inizialmente semplici ripari naturali, a cui si aggiunsero capanne costruite con pelli di animali.In questo periodo si iniziò a controllare il fuoco e poi ad accenderlo. Il fuoco venne utilizzato come protezione dagli animali, ma anche per illuminare e per cucinare.L'arteL'arte del Paleolitico si divideva rispettivamente in due gruppi: arte parietale ed arte mobiliare. L'arte parietale è costituita da quattro periodi (detti anche stili) con i quali, nel corso del tempo, è stata migliorata:- I stile: L'arte parietale non è ancora tale, i disegni vengono realizzati su massi;- II stile: Sorge la vera arte parietale, con graffiti sulle pareti;- III stile: Netta evoluzione dell'arte parietale, nuove raffigurazioni di mammiferi: corna raffigurate di profilo, testa piccola, ventri enormi e zampette che sbucano dai ventri;- IV stile: L'ultima, grande evoluzione dell'arte parietale: miglior utilizzo della prospettiva e delle tecniche di luce.L'arte parietale era, per gli uomini del paleolitico, una rappresentazione del soprannaturale, i cui principi conduttori erano quelli dell'elemento maschile, rappresentato dal cavallo, e femminile, rappresentato dal bisonte.Bisogna ricordare in particolare una caratteristica dell'arte parietale, il negativo: quando i paleolitici volevano rappresentare la loro mano, di solito, appoggiavano la mano sul muro e tutt'attorno si spruzzava del colore, usando probabilmente la bocca.L'arte mobiliare: caratterizzata dalla rappresentazione di piccole statuette, le Veneri, dee che, risaputo dagli archeologi, erano collegate al culto della fecondità e che nella casa avevano, quindi, uno scopo religioso oltre che ornamentale. Tra queste ricordiamo la Venere di Willendorf, che si stima sia stata realizzata fra il 23.000 ed il 19.000 a.C.Industria litica del paleoliticoIl paleolitico è caratterizzato dalla realizzazione degli strumenti in pietra con la tecnica della pietra scheggiata. Questa tecnica fu ancora utilizzata nei periodi successivi, ma mescolata ad altre di più recente introduzione.La classificazione dei manufatti può seguire le liste tipologiche di Bordes (suddivisa in strumenti su scheggia, nuclei e bifacciali), di Broglio-Kozlowski (suddivisa in pre-nuclei e nuclei, strumenti e armature) e di de Sonneville Bordes-Perrot.Le tecniche di scheggiatura possono essere: "a percussione diretta", "a percussione indiretta", "a percussione su incudine", "a percussione bipolare", "a pressione".Nel paleolitico inferiore gli utensili sono realizzati con ciottoli scheggiati (cultura dei ciottoli, o "Pebble Culture") o manufatti a forma di mandorla (bifacciali o amigdale); nel paleolitico medio con la lavorazione delle schegge staccate da un nucleo e nel paleolitico superiore con la lavorazione delle lame.

PALEOLITICO INFERIORE

1: chopper. 2: chopping-tools, 3: poliedro

Da circa 2,5 milioni di anni fa a circa 120.000 anni fa, corrisponde al Pleistocene inferiore e medio e alle glaciazioni di Günz, Mindel e Riss con i periodi interglaciali intermedi. in questo periodo si diffondono l'Homo habilis e l'Homo erectus.Olduvaiano (Pebble Culture), 2.500.000-750.000 anni fa circa: manufatti su ciottoli appena scheggiati ("choppers" e "chopping tools"). Il nome deriva dal sito delle "gole di Olduwai (o Olduvai, Tanzania). In Italia, sono stati ritrovati reperti risalenti a questo periodo, ad esempio nella zona di Monte Poggiolo, nel forlivese.Acheuleano, 750.000-120.000 anni fa circa: manufatti litici a forma di mandorla e lavorati su due lati in modo simmetrico ("bifacciali" o "amigdale") associati a diversi strumenti ricavati da schegge (raschiatoi e punte). Il nome deriva dal sito di Saint-Acheul, (presso Amiens, Francia). Geograficamente esiste una suddivisione tra "acheuleano classico" (Francia settentrionale e Inghilterra) e "acheuleano meridionale" (Francia meridionale e Spagna).Viene suddiviso cronologicamente in due principali fasi:acheuleano antico" o "arcaico", che tende a sostituire i termini di Abbevilliano, dal sito di Abbeville, e di Chelleano, dal sito di Chelles, entrambi in Francia):una seconda fase più articolata, comprendente: "acheuleano medio", "evoluto" e "superiore", che continua nel paleolitico medio con l'"acheuleano finale".
Clactoniano: manufatti litici derivati da grandi schegge con piano di percussione obliquo. Secondo alcuni non si tratterebbe tuttavia di una cultura distinta dalll'Acheulano, a cui è in parte contemporaneo. Il nome deriva dal sito di Clacton-on-Sea (contea di Essex, Gran Bretagna). A volte suddiviso in "antico", "medio" e "recente".Tayaziano: manufatti di tipo clactoniano associati ad altri di tipo musteriano, con basse percentuali di bifacciali. Non è chiaro se si tratti di una cultura autonoma e in quali rapporti sia con l'acheuleano. Il nome deriva dal sito di Les-Eyzies-de-Tayac in Dordogna, Francia.

PALEOLITICO MEDIO

1:bulino, 2: grattatoio, 3: lama a dorso, 4: coltello a dorso su scheggia, 5: punta a tallone assottigliato, 6: raschiatoio, 7: denticolato, 8: bifacciale

Da circa 120.000 a circa 36.000 anni fa, corrisponde a parte del Pleistocene superiore comprendente il periodo interglaciale di Riss-Würm e parte del periodo glaciale di Würm. In questo periodo si diffonde in Europa l'Homo neanderthalensis.Fasi finali dell'acheuleano ("acheuleano finale" e "micocchiano" (130.000 -70.000 anni fa circa), dal sito di La Micoque in Dordogna, Francia.
Musteriano, da circa 120.000 a circa 40-35.000 anni fa: manufatti caratterizzati da un perfezionamento delle tecniche di lavorazione (scheggiatura "levalloisiana" o "levallois", dal sito di Levallois, differenziazione dei strumenti su scheggia, aumento degli strumenti derivati da lama). Il nome deriva dal sito di Le Moustier in Dordogna, Francia. Si suddivide in:"musteriano di tradizione acheuleana"'musteriano laquiniano, dal sito di La Quina, o charentiano, dal dipartimento francese della Charente in cui si trova il sito citato."musteriano tipico""musteriano denticolato" o "a denticolati".

PALEOLITICO SUPERIORE

1-3: bulini, 4: raschiatoio, 5-7: punte, 8: punta foliata

Da circa 36.000 a circa 10.000 anni fa; corrisponde a parte del
Pleistocene superiore comprendente parte del periodo glaciale di Würm. In questo periodo si diffonde in Europa l'odierno Homo sapiens sapiens.Castelperroniano (40.000 - 34.000 anni fa circa) in Francia e Spagna nord-occidentale, dal sito di Châtelperron in Francia (considerata da alcuni "perigordiano inferiore"), e Uluzziano (38-36.000 - 33-30.000 anni fa circa) nell'Italia centro-meridionale, dal sito della baia e della grotta di Uluzzo, in Puglia, rappresentano culture di transizione dalle culture musteriane, ad opera ancora dei neanderthaliani e con il perdurare della tecnica levalloisiana. Un'altra cultura di transizione è il Szeletiano (o "Szeliano", 40.000 - 30.000 anni fa circa) nell'Europa centrale, dal sito della grotta Széléta in Ungheria.
Aurignaziano (o "aurignaciano") (39-34.000 - 26-21.000 anni fa circa), con manufatti litici ricavati soprattutto da lame e microlamine e la diffusione dei manufatti in osso. Dal punto di vista geografico è suddiviso in "occidentale", "centro-europeo e balcanico", "italiano" e "orientale". Il nome deriva dal sito di Aurignac in Francia. Cronologicamente suddiviso in:"aurignaziano arcaico" (o "pre-aurignaziona o "proto-aurignaziano")"aurignaziano classico" ("antico", I e II, ed "evoluto", III e IV,)"aurignaziano tardivo" (V).Gravettiano (o "perigordiano superiore") (29-28.000 - 22-20.000 anni fa), caratterizzato da bulini, punte ritoccate (punte gravettiane) e armi da lancio in osso. A questa cultura appartengono molte delle più note veneri paleolitiche. Dal sito di La Gravette, presso Bayac, in Dordogna, Francia. Viene suddiviso in:"gravettiano antico""gravettiano evoluto""gravettiano finale".Solutreano (21-20.000-18.000 anni fa circa), caratterizzato dalla tecnica di scheggiatura a pressione, che consente di ottenere manufatti di grande raffinatezza. Viene utilizzato anche l'osso (aghi) e il corno. Compaiono i primi esempi di arte rupestre (pitture nelle caverne). Il nome deriva dal sito di Solutré, presso Mâcon, in Francia. Viene cronologicamente suddiviso in:"proto-solutreano""solutreano inferiore""solutreano medio""solutreano superiore".Magdalieniano (o "maddaleniano") (18-17.000 - 11-10.000 anni fa, verso la fine dell'ultima glaciazione), caratterizzato dalla lavorazione di lame e nelle fasi intermedie di manufatti di piccole dimensioni ("microliti"). Si diffonde la lavorazione dell'avorio e dell'osso, con raffinata decorazione e vengono realizzate collane con denti di carnivori. A questo periodo appartiene la fioritura dell'arte rupestre (pitture nelle caverne) Il nome deriva dal sito di La Madeleine, presso Tursac, in Dordogna, Francia. Viene suddiviso, non unanimemente, in"magdaleniano antico" (I-III)"magadaleniano recente" (IV-VI)"magdaleniano terminale", o "aziliano", dal sito di Le_Mas-d'Azil nei Pirenei francesi, secondo alcuni già nel Mesolitico.In Italia mancano il solutreano e il magdaleniano: il periodo tra 20.000 e 10.000 anni fa vede una tarda evoluzione del "gravettiano, l'Epigravettiano. Viene cronologicamente suddiviso in"epigravettiano antico""epigravettiano evoluto""epigravettiano finale".

Mesolitico
Il mesolitico o epipaleolitico è il periodo intermedio dell'Età della pietra.Il Mesolitico viene suddiviso in quattro periodi, ciascuno caratterizzato da conoscenze e tecniche leggermente diverse:1. Maglemosiano2. Aziliano3. Sauveteriano4. TardenoisianoDurante il Mesolitico si elaborano tecniche sofisticate di lavorazione della pietra, come quella della "microlitica", nella quale piccole schegge di selce fissate a manici in legno o in osso sono utilizzate per costruire utensili per la caccia e la raccolta dei vegetali.Si ha inoltre uno sviluppo delle armi da lancio e in particolare si generalizza l'impiego dell'arco e della freccia, soprattutto in Europa. Ciò è dovuto a rilevanti cambiamenti nella composizione delle prede, tra le quali spariscono i grandi migratori, probabilmente in seguito al riscaldamento del clima. L'uomo deve adattarsi al nuovo ambiente di foreste e conosce una crescita demografica senza precedenti.Le abitazioni sono costituite da capanne che formano villaggi.ArteNel Mesolitico l'homo sapiens sapiens rappresenta sulla roccia nuove immagini, non più quelle raffiguranti uomini a caccia di mammiferi di grossa taglia, poiché questo periodo è caratterizzato dallo svilupparsi del bosco, ambiente non adatto alla sopravvivenza di tali animali, i quali emigrano verso Nord. La tecnica principale dell'arte mesolitica è, come sempre, il graffito.

Epipaleolitico
Il termine epipaleolitico viene preferito come alternativa a mesolitico nelle aree che hanno subito un minore influsso dalle glaciazioni. Il periodo inizia alla fine del pleistocene circa 11000 anni fa e termina con l'introduzione dell'agricoltura che si suppone avvenuta nel neolitico circa 8000 anni fa. Queste date di riferimento sono comunque oggetto di ulteriori studi, ricerche, ipotesi. L'epipaleolitico è notevole in Medio Oriente, Anatolia e Cipro, cioè in aree in cui la rivoluzione del neolitico (neolitizzazione) è avvenuta in anticipo ed il cambio climatico susseguente al periodo post-glaciazione non è stato molto sensibile. I cacciatori-raccoglitori dell'epipaleolitico costruirono strumenti relativamente avanzati da piccole pietre o lame di ossidiana, conosciuti come microliti utilizzando strumenti di legno. Erano nomadi in genere, anche se la cultura natufiana nel Levante aveva realizzato stanziamenti permanenti.

Neolitico
Il Neolitico è un periodo della preistoria, l'ultimo dei tre che costituiscono l'Età della Pietra.Etimologicamente il termine "neolitico" deriva dalle due parole greche "neo" (nuova) e "lithòs" (pietra): è difatti attribuita a questo periodo la scoperta dell'argilla e, di conseguenza, della ceramica. Fu contraddistinto da notevoli innovazioni nella litotecnica, dall'uso della levigatura per gli strumenti litici e dalla nascita dell'agricoltura e dell'allevamento nella Mezzaluna Fertile.La "Rivoluzione" del NeoliticoIl principale di questi mutamenti, che avvenne in forme e in tempi diversi nelle varie parti del Vecchio e del Nuovo Mondo, è costituito dal passaggio da un'economia di caccia e raccolta a una di tipo produttivo, basata sulla domesticazione di piante e animali(20.000 - 10.000 a.C.). L'usanza di macinare i semi delle piante selvatiche risale addirittura al Paleolitico inferiore; dopo un lungo periodo di "manipolazione" delle piante selvatiche, consistente nella loro raccolta e nell'immagazzinamento, si arrivò, intorno alla metà dell'VIII millennio a.C., alla domesticazione di cereali (soprattutto il farro) e leguminose, in una vasta area compresa tra l'Anatolia orientale, l'Iraq settentrionale, la Palestina e l'Iran occidentale. Per quanto riguarda i primi animali domestici, la pecora sembra attestata già nel IX millennio a.C., il maiale agli inizi del VII millennio a.C., il bue sembra invece presente alla metà del VII millennio, in Tessaglia. Tra il VII e il VI millennio a.C. le stesse innovazioni compaiono nell'Africa settentrionale e iniziano a diffondersi nel continente europeo. Nell'Asia sudorientale, la coltivazione del riso compare in un'area compresa tra la Cina e la Thailandia, nel IV millennio a.C.; scavi condotti nella seconda metà del XX secolo hanno inoltre permesso di datare la comparsa del maiale domestico e le prime opere di irrigazione in Nuova Guinea allo stesso periodo. Nel Nuovo Mondo il passaggio a un'economia di produzione sembra compiersi, in alcune aree del Messico e del Perù, tra il VII e il IV millennio a.C.Vale la pena di ricordare che uno studio teorico sull'espansione dell'agricoltura in Europa e quindi della neolitizzazione a partire dal Medio Oriente è stata condotto da Albert Ammerman e Luigi Luca Cavalli Sforza utilizzando il modello matematico di reazione-diffusione e in particolare l'equazione di Fisher (Ammerman-Cavalli Sforza 1986).L'uomo inizia inoltre a costruire le prime abitazioni; esse consistono in capanne circolari con muretti di pietra a secco, abitazioni quadrate di mattoni seccati al sole, lunghe capanne fatte con tronchi di legno, sormontate da tetti di paglie, palafitte. Questo mutamento fu reso necessario dall'esigenza di seguire e curare l'intero ciclo produttivo delle colture.La transizione neoliticaIl passaggio da un'economia basata sulla caccia e sulla raccolta – che ha accompagnato l'uomo per la gran parte della sua storia - ad un'economia basata invece prevalentemente sulla coltivazione e sull'allevamento è stato certamente di estrema importanza. Fino a pochi decenni fa, era dato per scontato che tale processo avesse avuto origine da qualche parte in Medio Oriente, e che in qualche millennio la pratica dell'agricoltura si fosse diffusa, da Oriente ad Occidente, in tutto il bacino del Mar Mediterraneo nell'Europa continentale.Le ragioni di tale passaggio rimanevano controverse. Venivano chiamate in causa alcune variazioni climatiche post-glaciali, che potevano aver reso più fertili zone desertiche della Turchia meridionale, aumentando la piovosità; oppure una forte crescita demografica, sempre conseguenza del miglioramento del clima dopo la fine dell'ultima glaciazione, che aveva reso necessario aumentare la disponibiltà di risorse alimentari; oppure ancora la crescita della foresta, che aveva reso impossibile la caccia ai grandi branchi di selvaggina. Ciò che non si dubitava era il carattere quasi immediato – nella scala temporale della storia dell'umanità, calcolata in milioni di anni – del passaggio all'agricoltura. Il famoso archeologo inglese Vere Gordon Childe, per sottolineare la velocità e la drammaticità del passaggio coniò l'espressione "rivoluzione neolitica" (Childe, 1934).Studi recenti di storia dell'agricoltura, unitamente a nuove tecniche di ricerca applicate all'archeologia, stanno mettendo in discussione teorie ritenute valide fino a qualche decennio fa. Il sempre maggior contributo che le scienze naturali danno alla ricostruzione degli aspetti della vita materiale dell'uomo durante la sua storia ci permettono di formulare nuove ipotesi ed aprono interessanti campi di indagine. L'attenzione degli studiosi si è spostata, in questi ultimi anni, dallo studio delle forme e delle sintassi decorative degli oggetti all'analisi dei resti organici presenti negli insediamenti preistorici. Dai focolari provengono semi combusti o noccioli; depositi di ossa di animali, sottoposti a ricerca tafonomica per capire se sono stati macellati o semplicemente mangiati (G. Giacobini, 1996) possono darci utili indicazioni sull'eventuale presenza di allevamento e/o domesticazione; altre indicazioni provengono dal confronto con scenari attestati in epoche diverse: i fitoliti rilevati in un sito calcolitico hanno indiziato l'utilizzo prevalente del terreno, presupponendo che alte concentrazioni corrispondano a una forte incidenza del pascolo (Biagi-Nisbet, 1984); una particolare usura delle dentature dei resti umani può evidenziare un'alimentazione ricca di scorie silicee, e quindi ricondursi alla molitura dei cereali con macine di pietra; scheletri femminili con segni di usura alle ginocchia, agli alluci ed alla colonna vertebrale provano che le donne passavano molto tempo chine a macinare cereali, e quindi sono un altro segnale di economia basata sull'agricoltura; infine, è recente notizia che dall'analisi del DNA condotta su frumenti selvatici con il sistema di marcatura molecolare si è dimostrato che la domesticazione dei cereali è avvenuta tra la Turchia orientale e l'Iraq all'incirca nel 9000 a.C., nell'odierna zona del Karacadag.Quali quindi le teorie più recenti sull'origine dell'agricoltura? Una sintesi chiara ed efficace è contenuta nel libro di F. Giusti, La nascita dell'agricoltura, 1996. Dopo un'attenta disamina delle varie teorie sull'argomento, l'autrice conclude che la nascita dell'agricoltura è dovuta a combinazioni diverse di vari fattori già in precedenza analizzati, a seconda delle aree nelle quali essa è avvenuta. Accettato come centro di origine il Medio Oriente (la mezzaluna fertile) ove certamente un aumento della piovosità favorì la diffusione delle graminacee, gli stadi successivi della transizione sono assai meno lineari di quanto finora ipotizzato. L'uomo "paleolitico" – l'uomo cioè che viveva esclusivamente di caccia e raccolta – aveva elaborato durante centinaia di migliaia di anni tecniche molto efficaci di controllo delle risorse alimentari. Tramite l'astinenza sessuale (le nascite venivano distanziate in modo da non costringere le madri al trasporto di prole numerosa durante gli spostamenti legati alla caccia), l'infanticidio o il senilicidio il rapporto tra i membri delle comunità ed il territorio disponibile veniva tenuto in costante equilibrio. La caccia e la raccolta venivano praticate in modo selettivo, favorendo la riproduzione della selvaggina o dei frutti selvatici; un'antica sapienza, ormai in gran parte perduta, permetteva di ricavare calorie e proteine da innumerevoli varietà vegetali.L'affermazione delle tecniche di coltivazione e allevamento procedette dunque anzitutto lungo direttrici che attraversavano terreni particolarmente favorevoli, come quelli formatisi per deposito di polveri portate dal vento (loess) nell'Europa centrale; seguì il corso di grandi vie fluviali, come il Danubio; ebbe successo nelle ampie vallate dei Balcani e della Grecia orientale, dagli inverni freddi e piovosi e dalle lunghe estati, ambiente ideale per la pastorizia e la transumanza; ma penetrò con difficoltà nelle fredde foreste del Nord Europa e nelle regioni poste ai bordi della catena alpina.In queste ultime in particolare, fenomeni di erosione e sedimentazione hanno creato ambienti favorevoli all'agricoltura di estensione assai limitata anche se diffusi in tutto l'arco alpino. Si tratta delle conoidi di deiezione, depositi alluvionali a forma appunto di cono posti allo sbocco di valli ripide e incassate, o dei terrazzamenti naturali, sacche di terreno soffice e aerato formatesi in conseguenza di fenomeni alluvionali contro sbarramenti rocciosi.In Valcamonica a Breno, una comunità neolitica scelse una conoide preferendola al terreno di fondovalle, ricoperto da dense foreste composte da querce, olmi, noccioli selvatici e tigli. Successive comunità di agricoltori /cacciatori continuarono ad abitare lo stesso luogo fino all'età del Bronzo, e tuttora le conoidi poste allo sbocco delle valli secondarie sono intensamente coltivate in tutte le Alpi, in particolare a vite od a frutteto.Le forme e le decorazioni dei vasi in ceramica - tecnica nata quasi ovunque assieme all'agricoltura - ci permettono di seguire passo passo il cammino degli influssi neolitizzatori, durato alcuni millenni, anche se non sempre abbiamo dati cronologici sufficientemente attendibili per stabilire una periodizzazione esauriente. La prima ondata giunse dal mare con la cultura della Ceramica Impressa, decorata con impressioni a crudo ottenute prevalentemente con la conchiglia del genere Cardium (da cui anche l'appellativo di Cardiale), su tutte le coste del Mar Mediterraneo, fino alla Liguria, alla Francia meridionale ed alla Spagna. Un'altra ondata risalì il corso del Danubio, portando con sé ceramiche decorate a linee incise (Linienbandkeramik), collane ottenute con conchiglie di genere Spondylus o altri bivalvi, figurine femminili in argilla.L'incontro tra i primi agricoltori e le comunità mesolitiche europee produsse numerose varianti regionali dei due filoni principali della Ceramica Impressa e della Linienbandkeramik. A Nord delle Alpi, si affermò la cultura delle ceramiche decorate "a punzone" (Stichbandkeramik), cultura generalmente nota come Cultura di Rössen, il cui centro di irradiazione era posto nel bacino meridionale del Reno. Ad Ovest delle Alpi la Cultura di Chassey, a contatto con il mesolitico attardato della Svizzera (cultura di Egolzwill) diede origine al Cortaillod, che attraverso i facili passaggi verso la Lombardia, alle soglie dell'età dei metalli influenzò la cultura lombarda della Lagozza. La cultura di Chassey ha lasciato tracce importanti in Val di Susa.

Eneolitico
L'eneolitico, o età del rame viene indicato anche con il termine di calcolitico e più raramente cuprolitico, si riferisce ad un periodo della preistoria considerato come tappa di transizione tra le industrie litiche del neolitico finale e la nascente metallurgia. In quest'epoca i metalli come oro, argento e rame sono utilizzati nel quadro di un artigianato secondario, mentre la parte essenziale degli strumenti rimane di pietra o di osso.Nell'Europa occidentale l'iniziale diffusione di un artigianato in rame, a partire dalla metà del III millennio a.C. potrebbe essere avvenuta a partire dalle regioni dell'Egeo grazie ad una via commerciale danubiana, ma sembra comunque essere stato molto limitato. Sulla costa atlantica la più importante produzione metallica, sembra essere stata quella dell'oro, fino all'introduzione del bronzo che segna il vero inizio dell'età dei metalli.A differenza che nel caso del bronzo e del ferro, l'utilizzo del rame sembra aver coesistito per un lungo periodo con quello della pietra, senza apportare grandi sconvolgimenti socio-economici nelle civilizzazioni che lo conoscevano. I ritrovamenti archeologici attestano inoltre che l'utilizzo del rame riguarda culture contemporanee e vicine ad altre che lo ignoravano e ad altre ancora che già possedevano il bronzo.Questa scarsa incidenza dell'utilizzo del rame sulle culture preistorica si deve probabilmente spiegare con le difficoltà e gli scarsi benefici di questa nuova tecnica. Il rame si può raccogliere allo stato naturale in modeste quantità e il minerale deve essere martellato prima di essere fuso a circa 1000°. La produzione è dunque casuale a confronto con l'industria litica e riguarda principalmente pezzi di modeste dimensioni e le produzioni litiche sono generalmente più raffinate.Tra le caratteristiche delle culture calcolitiche europee si riconoscono:la tecnica litica del "ritocco a pressione", che permetteva una finezza ineguagliata per mezzo del distacco successivo di piccole schegge di materiale;l'incremento delle pratiche agricole grazie anche all'aratro (il cui uso è attestato anche in ambito rituale nell'area megalitica di Saint Martin de Corléans ad Aosta, ad ulteriore riprova della fondamentale importanza di questo strumento nella vita produttiva);l'emergere di differenze sociali e di ruoli di potere e controllo, indiziati dai dati provenienti dai contesti funerari e dall'iconografia figurativa dei reperti studiati.Tra le evidenze archeologiche e monumentali principali dell'Età del Rame si annoverano:il bicchiere campaniforme, presente in molte regioni del Mediterraneo occidentale e dell'Europa;la costruzione di megaliti, in particolare sulla costa atlantica europea (Carnac in Bretagna, Stonehenge in Inghilterra), le statue stele e le stele antropomorfe nelle regioni mediterranea e alpina (Francia meridionale, Corsica, Sardegna, Lunigiana, Aosta e Sion in Svizzera, Arco in Trentino), oltre alle incisioni rupestri, rinvenute nelle Alpi Retiche (Valtellina, Val Camonica, Alto Adige) e Marittime (Monte Bego).Cronologicamente oggetti in rame compaiono:in Egitto nel sito di Nagada (4000-3200 a.C. circa), con asce piatte, ceselli, coltelli con manico in osso e spille;nella valle dell'Indo, nei siti di Harappa e di Mohenjo Darô (intorno al 2500 a.C.), con oggetti in piombo, oro e rame dal forte contenuto in arsenico (e quindi quasi allo stato naturale), associati persino ai primi oggetti in bronzo (grani di collana, anelli per caviglie e fermagli);a Cipro, indubbiamente per influsso anatolico, nel sito di Ambelikou, dove la ceramica rossa permette la datazione tra il 2300 e il 2000 a.C.;a Troia gli scavi di Schliemann ne rivelano la presenza già nei livelli più antichi, moltiplicandosi poi ai livelli II e III (2300-2100 a.C.);in Bulgaria tra il 4500 e il 4000 a.C.in Svizzera con la cultura di Pfyn (intorno al 3700 a.C.);nella civiltà precolombiana precede di poco l'arrivo degli Europei, agli inizi del XVI secolo.

Età del Bronzo
L'Età del bronzo indica un periodo della preistoria o della protostoria europea caratterizzato dall'utilizzo della metallurgia del bronzo e diffusosi fra il 3000 a.C. e il 1000 a.C. circa (sopravvivendo in alcune regioni europee, come la penisola iberica e le isole britanniche fino almeno all'VIII o al VII secolo a.C.. In Italia corrisponde ai secoli tra il XXII e il X a.C. La denominazione è stata introdotta dal ricercatore danese Christian Jürgensen Thomsen, che nel 1816, durante la sua opera di classificazione delle antichità nazionali, ebbe l'intuizione dell'importanza per le vicende delle popolazioni del successivo utilizzo da parte degli uomini di oggetti in pietra, in bronzo e in ferro.Oggi è generalmente ammesso che questo periodo succeda al calcolitico e preceda l'età del ferro. Come per gli altri periodi della preistoria i suoi limiti cronologici variano notevolmente secondo l'ambiente geografico e culturale considerato.L'età del bronzo viene generalmente suddivisa in Bronzo antico, Bronzo medio, Bronzo recente e Bronzo finale e questi periodi, che servono come riferimento alla maggior parte delle cronologie, sono ulteriormente suddivisi in modo diverso regione per regione.L'età del bronzo è ben conosciuta nell'Europa continentale, nelle regioni dell'Egeo, nel Vicino Oriente e in Cina, nella quale coincide con la dinastia Shang.È notevole il fatto che in America latina le civiltà andine conobbero, nella loro fase di massimo sviluppo, una metallurgia basata sull'oro e sul rame fino alla conquista spagnola, mentre le civiltà mesoamericane come i Maya e gli Aztechi non fossero andati oltre il neolitico. All'arrivo di Hernán Cortés i guerrieri aztechi affrontarono i conquistadores spagnoli con spade a punta di ossidiana.

Età del ferro
L'età del ferro indica originariamente un periodo della preistoria o protostoria europea caratterizzato dall'utilizzo della metallurgia del ferro.In Europa e nel Vicino Oriente segue l'età del bronzo e precede l'ingresso nel periodo propriamente storico, nel quale sono cioè presenti fonti scritte. L'età del ferro inizia intorno al XII secolo a.C. nel mondo mediterraneo orientale e tra il IX secolo a.C.e l'VIII secolo a.C. nell'Europa continentale (da notare la differenza terminologica tra l'Italia, dove l'età del Ferro inizia nel corso della seconda metà del X secolo a.C., con diverse opinioni tra i ricercatori che la pongono tra il 950 e il 900 a.C., e l'Europa nordalpina, dove inizia nell'800 a.C. circa). Come per gli altri periodi della preistoria i suoi limiti cronologici variano considerevolmente secondo il contesto geografico e culturale. Alcune civilizzazioni non hanno mai conosciuto l'età del ferro, pur avendo uno sviluppo sociale e/o tecnico notevole, come nel caso delle civiltà precolombiane.Oggi pertanto si tende ad indicare con età del ferro non una fase cronologica o uno stadio evolutivo, ma la presenza di una tecnica che influenzò profondamente e in modo duraturo la società di alcune culture, in particolar modo in Europa. In particolare tra le civiltà che conobbero il ferro ci sono gli Achei nella Grecia arcaica, i Villanoviani nel Bolognese e in Toscana, nelle aree dove poi avrà il suo sviluppo la civiltà etrusca, i Veneti nell'area della Pianura padana a nord del Po e a est di Verona, Italia centrale e Campania, i Celti, con le culture di Hallstatt e di La Tène, o i Germani.In mancanza di conoscenze più vaste sulle comunità politiche e culturali dell'età del ferro, è la cultura materiale che ci consente di definire in questo periodo dei grandi insiemi geografici in Europa, all'interno dei quali i materiali presentano una notevole omogeneità, sia dal punto di vista della tecnica che da quello delle decorazioni. Queste culture, che persistono per tutta l'età del ferro, pur espandendosi o contraendosi a seconda delle circostanze, comprendono:culture atlantiche in Gran Bretagna, regione vallone, ovest della Francia, regione basca;culture nordiche nelle Fiandre, in Danimarca, in Scandinaviaculture polacche in Polonia e nei Carpazi settentrionaliculture nord-alpine nelle regioni francesi alpine e in Svizzeraculture iberiche nella Penisola Iberica, tranne che in Portogallo e nella regione basca;culture italiche in Italia a sud delle Alpiculture carpatiche nel bacino danubiano e nei Carpazi.culture greche in Grecia e nelle regioni egee, compresa Creta.

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