- Principali stanziamenti preistorici nel Lazio
meridionale -
1 Ceccano - 2 Castro dei Volsci - 3 Fontana Liri - 4 Arce - 5 Ceprano - 6 Isoletta
7 S.Giovanni Incarico - 8,9 Nettuno - 10 Via Appia km 88 - 11 58 Migliora
12 Circeo (Fonte di Via Flacca km 8,7 - 13 S. Andrea - 14 Grotta delle capre - 15 Fondi
(Tumulito) 16 Grotta di Tiberio 17 Grotta dei moscerini - 18 Grotta S. Agostino - 19 Pofi - 20 Astura (Grottacce) 21 Via Mediana km 23 - 22 Circeo (Molella km 29,9)
23 Circeo (Piscina di Lepre) - 24 Grotta Salvini - 25 Carpineto - 26 Pontecorvo
27 Cassino - 28 S. Angelo in Teodice - 29 Anagni - 30 Arnalo dei Bufali
35 Roccagorga - 36 Sgurgola - 37 Fiuggi - 38 Frosinone - 39 Alatri
40 Casamari - 41 Rocca d'Arce - 42 Isola Liri - 43 Aquino
1 Ceccano - 2 Castro dei Volsci - 3 Fontana Liri - 4 Arce - 5 Ceprano - 6 Isoletta
7 S.Giovanni Incarico - 8,9 Nettuno - 10 Via Appia km 88 - 11 58 Migliora
12 Circeo (Fonte di Via Flacca km 8,7 - 13 S. Andrea - 14 Grotta delle capre - 15 Fondi
(Tumulito) 16 Grotta di Tiberio 17 Grotta dei moscerini - 18 Grotta S. Agostino - 19 Pofi - 20 Astura (Grottacce) 21 Via Mediana km 23 - 22 Circeo (Molella km 29,9)
23 Circeo (Piscina di Lepre) - 24 Grotta Salvini - 25 Carpineto - 26 Pontecorvo
27 Cassino - 28 S. Angelo in Teodice - 29 Anagni - 30 Arnalo dei Bufali
35 Roccagorga - 36 Sgurgola - 37 Fiuggi - 38 Frosinone - 39 Alatri
40 Casamari - 41 Rocca d'Arce - 42 Isola Liri - 43 Aquino
L’attuale Cassino in provincia di Frosinone, è un centro urbano
completamente ricostruito dopo la seconda guerra mondiale lungo la valle
bagnata dal fiume Rapido, ai piedi del Montecassino, che raggiunge nel suo
punto più alto 519 metri s.l.m. Il centro antico è da situarsi più in alto
rispetto a quello odierno: sulla cima del monte in età protostorica e lungo le
pendici meridionali in età successiva.
Cassino si trova in quella zona meridionale del Lazio che, in età
romana, venne denominata Latium
adiectum o novum, distinguendola dal Latium vetus o antiquum, che
comprendeva i Colli Albani e la costa fino a Terracina e che corrispondeva alle
prime conquiste di Roma, precedenti al V sec. a.C. Il Latium adiectum comprendeva
invece le terre conquistate dfopo questo periodo, frutto delle lotte contro le
popolazioni locali dei Sabini, Volsci, Ernici, Ausoni e corrispondeva alle
valli del Sacco, del Liri e del Garigliano, separate dalla zona costiera dalla
catena dei monti Lepini, Ausoni e Aurunci e delimitate ad est dai complessi dei
Simbruini, degli Ernici, della Meta e delle Mainarde.
Questa zona di pianura, dall’andamento NOSE, era raggiunta da valli
trasversali, provenienti da N e NE, corrispondenti alle valli di Roveto, di
Comino, di Canneto, che costituirono le naturali vie di comunicazioni e di
traffico, al cui sbocco si impiantarono centri abitati (Sora, Atina, Cassino).
Orograficamente la zona si presenta ricca di acque: a NE il fiume Rapido
(probabilmente l’antico Scatebra), le cui sorgenti si trovano nel Sannio,
attraversa la valle, bagnando Cassino, unendosi al Gari all’altezza di S.
Angelo in Theodice e confluendo presso S. Ambrogio al Garigliano nel Liri
(antico Clanis), che da qui si chiama Garigliano.
Il Liri proviene dall’Abruzzo, vicino al Fucino, ed entra nel Lazio
attraverso la valle Roveto, dopo la quale, all’altezza di S. Giovanni Incarico,
si unisce al Sacco (antico Teretum o Trerus) formando il lago omonimo, per poi
accogliere le acque del Melfa e del Gari e, con il nome di Garigliano, sfociare
in mare all’altezza di Minturno.
Ma in un’epoca più antica la situazione orografica era ben diversa, in
quanto "la valle del Sacco Liri è impostata su di una serie di bacini
pleistocenici; quelli dell’alta valle del Sacco (Anagni), furono in parte
raggiunti dalla parte estrema delle correnti piroclastiche a rapida espansione
(pozzolane) provenienti dall’area del Vulcano Laziale. I bacini della media
valle del Sacco, tra Frosinone e Ceprano sono stati sede invece di episodi
eruttivi molto localizzati del vulcanismo ernico (Pleistocene medio); quelli di
Pontecorvo Cassino (o bacino lirino) presenta un riempimento lacustre disposto
per strati, ci cui il più antico è costituito da una serie di argille, cui seguono
sabbie e ghiaie fluvolacustri, contenenti oggetti di industria acheuleana e
faune (elafante e ippopotamo), come mostrano rinvenimenti a Pignataro, S.
Giovanni Incarico, Casalvieri, Aquino, Pontecorvo, Piedimonte. I percorsi
fluviali furono sfruttati e fraquentati fin da età antichissima, e lungo essi
si formarono stanziamenti periodici: Ceccano, Castro dei Volsci, Pofi, Ceprano,
Fontana Liri, Arce, S. Giovanni Incarico, Pontecorvo, Aquino hanno restituito
testimonianze in questo senso che risalgono al pleistocene medio, ossia alla
facies culturale del paleolitico inferiore (700.000 anni fa), con l’industria
litica di tipo preacheuleano, mentre il paleolitico medio (6040.000 anni fa) è
attestato a Pofi e a Cassino (grotte di Porta Paldi) e quello superiore
(4011.000 anni fa) a Sora, Pofi, Pontecorvo, Cassino, S. Angelo in Theodice.
MANUFATTI SU CIOTTOLO PONTINIANI
Pofi (Cava Pompi) e Anagni (Fontana Ranuccio) hanno restituito i resti
umani più antichi del Lazio, databili tra il 458.000 e il 400.000, associati a
un’industria litica di tipo acheuleano e alla lavorazione delle ossa animali,
tra cui maggiormente attestate sono quelle di elefante, bovide, cervide,
cavallo. La presenza anche di avifauna acquatica e di tartaruga d’acqua dolce
testimonia l’esistenza in questo periodo di un’ambiente palustre. Nel 1864 fu
scavata una grotta presso il fiume Rapido, a Cassino,che ha restituito materiali
litici di industria levallois e musteriana (80.000 anni fa).
PUNTE LEVALLOIS MUSTERIANE
Il periodo mesolitico (8.0005.000) è scarsamente attestato a Carpineto,
Roccagorga e Peschio Ranaro, presso Trisulti, e il neolitico (5.0004.000 a.C.)
a Frosinone, Isola Liri, Aquino e Cassino (S. Scolastica), con materiali litici
lavorati, tra cui l’ossidiana, che testimonia contatti commerciali con le isole
pontine, in particolare Palmarola, e forse con Lipari, luoghi di provenienza di
questo materiale vulcanico.
MANUFATTI MESOLITICI
Il periodo successivo, l’eneolitico (1800 a.C.), è testimoniato a
Fiuggi,
Alatri, Anagni, Sgurgola, Casamari, Ceccano, Aquino, Rocca d’Arce.
L’età del bronzo (XVIIIX sec. a.C.) è attestata in maniera piuttosto
massiccia lungo tutta la valle del Sacco Liri; questo periodo, qui come
altrove, è caratterizzato dall’abbandono dei siti di pianura in favore di
quelli naturalmente difesi (incastellamento).
In particolare al bronzo iniziale (XVIIIXVI sec.) appartengono gli
insediamenti di Frosinone, Isola liri, Ceccano, Paliano, Sgurgola, Montecassino
(Grotta dell’Eremita), dove esiste una continuità che, passando attraverso il
bronzo medio (XVXIV sec.), giunge fino al bronzo recente (XIIIXII sec.) e
finale (X sec.).
A Collepardo uno dei siti preistorici più interessanti del Lazio, la
Grotta della Regina, ha restituito negli scavi effettuati nel secolo scorso e
in questo fauna pleistocenica e cinque deposizioni attribuibili alla metà del
XVI secolo (Guidi 1981).
FAUNA PLIOCENICA
Nell’età del ferro (IXVI sec. a.C.) quella del Sacco Liri continua ad
essere una delle direttrici preferite, insieme alla via Pedemontana dei Lepini;
attraverso questi percorsi Cassino si trova in un punto cruciale, lungo la via
che conduce verso il Molise, lungo quella che collega da un lato all’Etruria,
dall’altro alla Campania (Sacco Liri), lungo quella che va verso la costa
tirrenica. La sua posizione le permette di avere contatti con l’Etruria, i
Colli Albani, Alfedena, ma anche con Valvisciolo, Caracupa, Satricum, come testimoniano
i materiali provenienti dalla necropoli protostorica cassinate scavata da
Gianfilippo Carettoni nel 195152 (Carettoni 195859) ; attraverso questi centri,
in particolare quelli dell’area albana, etrusca e pontina arrivano a Cassino
materiali e influenze orientali, tipici della cultura detta
"orientalizzante", che si sviluppa tra la fine dell’VIII sec. a.C. e
gli inizi del VI e che è caratterizzata dalla presenza di beni di consumo di
provenienza orientale (ambra, oggetti in metallo, vasi presenti nelle
sepolture.
E’ verosimile che in questo periodo vi fossero diversi abitati sparsi
posti a distanza ravvicinata: quello di Cassino doveva trovarsi sulla cima e
lungo le pendici di Montecassino, dove verso gli anni ’40 si rinvenne numeroso
materiale ceramico; l’intensa attività edilizia degli ultimi vent’anni,
ancorché a carattere residenziale, ha reso purtroppo non verificabile questa
ipotesi.
MANUFATTI IN BRONZO
Un altro centro abitato doveva trovarsi poco più ad ovest, a Monte
Puntiglio, dove, sia sulla cima che sui fianchi, in località S.Scolastica, si sono
rinvenuti resti di ossa animali (bue, cinghiale), selci, materiali votivi,
databili fra il IX e il VI sec. a.C. Un dato estremamente interessante è che
questi materiali (consistenti in statuine fittili e vasetti miniaturistici)
trovino stringenti confronti con altri votivi rinvenuti a Roma (stipe di S.
Maria della Vittoria) e a Minturno (santuario della dea Marica), testimoniando
già in questo periodo rapporti commerciali e culturali con queste zone del
Lazio.
All’VIII-VII sec. a.C. sono databili altri due insediamenti vicini a
Cassino: Pietra Panetta (sul fianco sudoccidentale del Monte Puntiglio) e
l’Eremita (un cocuzzolo presso Montecassino, cosiddetto dalla presenza di
romitori medievali).
Nel primo caso si tratta di una serie di depositi votivi protetti a
monte da muri di recinzione a grossi blocchi squadrati, contenenti vasetti
miniaturistici, vasi di uso comune, fibule in bronzo e in ferro, statuine
fittili umane e animali e materiali ceramici che scendono dall’VIII secolo fino
al II a.C. Sul versante nordoccidentale del colle dell’Eremita negli anni ’40,
presso un cunicolo chiamato "Tomba Etrusca", si rinvennero un’ascia
in pietra e numeroso materiale d’abitato.
Scarse finora le testimonianze di una presenza etrusca nella zona,
attestata da pochi ritrovamenti di materiale ceramico, tra cui il bucchero
rinvenuto nei pressi di Atina (S. Biagio Saracinesco): è tuttavia fuor di
dubbio che gli Etruschi, nella loro espansione verso la Campania, abbiano attraversato
questa zona, aggiungendo alle vie di comunicazione marittime, quelle terrestri,
utilizzando un percorso interno che, biforcandosi poco più a Nord di Roma, da un lato seguiva le valli del Sacco
e del Liri, dall’altro passava per Palestrina, Ferentino, Alatri, Sora, Atina,
giungendo fino in Campania all’altezza di Teano e Capua.
VASELLAME ENEOLITICO
Il loro tuttavia sembra essere stato solo un "passaggio", che
non abbia lasciato tracce evidenti: questo almeno è quanto si può dedurre dai
dati finora forniti dai rinvenimenti, primo fra tutti, in quanto a tutt’oggi il
più completo, quello della necropoli protostorica di Cassino, dove non compare
alcun oggetto di esplicita attribuzione etrusca. In questo periodo dovette
iniziare o intensificarsi lo sfruttamento delle miniere delle Mainarde e della Meta,
dove si estraeva il ferro, il rame e l’argento. La possibilità di un loro
controllo dovette costituire senz’altro un richiamo per le genti di stirpe
umbro sabellica, quali i Volsci che, attraverso i noti percorsi della
transumanza costituiti dalla valle di Roveto e da Forca d’Acero scesero verso
la valle del Liri, dall’inizio del V sec. a.C. Età Preromana Tra la fine del VI
e gli inizi del V sec a.C. i Volsci invasero quella zona del Lazio compresa tra
la valle del Liri e il Tirreno, scendendo dai assaggi naturali della Valle
Roveto e di Forca d’Acero e attestandosi prevalentemente su centri fortificati,
ossia d’altura (oppida), quali Sora, Arpino, Atina. Gli storici parlano di
Volsci anziati e Volsci ecetrani, intendendo con il primo nome quelli della
pianura pontina (Anzio, Satricum, Circeii, Terracina Anxur), con il secondo
quelli dell’entroterra (da Ecetra, una città volsca non ancora identificata con
sicurezza): Velletri, Frosinone, Fregellae (Rocca d’Arce), Arpino, Sora,
Atina, Aquino, Cassino.
MANUFATTI IN FERRO
Loro scopo era quello di impadronirsi delle pianure laziali e delle
coste, adatte alla pastorizia, e delle miniere della Meta e delle Mainarde, a
cui tuttavia miravano anche i Romani e i Latini, che proprio in funzione
antivolsca fondarono le colonie di Segni (495 a.C.), Norba (492 a.C.), Cori, situate
in punti strategici per il controllo delle vie di comunicazione. Tutto il V e
parte del IV secolo furono caratterizzati da conflitti che, dopo alterne
vicende, portarono all’aggregazione dei Volsci alla lega latina nel 358 a.C. e
alla sconfitta di quest’ultima nel 338 a.C. ma nel frattempo Roma si trovò a
dover combattere contro i Sanniti, spinti verso questa zona del Lazio dagli
stessi motivi che oltre un secolo prima vi avevano condotto i Volsci.
RESTI DELL'ANTICA CITTA DI FREGELLAE
Cassino, come altri centri, subì le conseguenze di queste lotte,
passando sotto diversi domini; il suo stesso nome secondo il linguista latino
Varrone (de lingua latina VII, 2829) deriverebbe da "cascum" =
antico, che non è di origine latina ma, probabilmente, osca (casnar = vecchio).
Il centro di età preromana coincide molto probabilmente con quello
successivamente insediatosi lungo le pendici di Montecassino, anche se finora
non si sono verificati ritrovamenti, ad eccezione di un sepolcreto, che
permettano di affermare con assoluta certezza questa ipotesi.
Pianta delle presenza protostoriche nella zona di Cassino
Da :"MUSEO E AREA ARCHEOLOGICA DI CASSINO" di Giuseppina GHINI e Massimiliano VALENTI
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