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lunedì 10 maggio 2010

LA CELIACHIA E' UNA INTOLLERANZA AL GLUTINE VECCHIA DI DIECIMILA ANNI

CELIACHIA

All'inizio sembrava un piccolo mistero.

Come è possibile che quella ragazza vissuta nel I secolo dopo Cristo in una ricca famiglia dell'antica città di Cosa, oggi Ansedonia, presentasse tutti i sintomi tipici della malnutrizione? Come conciliare i gioielli d'oro e gli oggetti preziosi trovati nella sua tomba con la fragilità ossea e dentale, le anomalie scheletriche e tutti gli altri segni tipici di una donna che non aveva potuto mangiare a sufficienza?

Poi un medico romano, il professor Giovanni Gasbarrini, direttore dell'Istituto di medicina interna del Policlinico Gemelli, ha avuto un'intuizione: ci si potrebbe trovare di fronte a uno dei primissimi casi di intolleranza al glutine, cioè di celiachia.

Naturalmente all'epoca neppure si sapeva cosa fosse la celiachia, quell'intolleranza alimentare che oggi costringe a escludere dalla propria alimentazione alcuni degli alimenti più comuni, come pane, pasta, biscotti, pizza e anche le ppiccole tracce di farina.

Un'intolleranza nata non più di diecimila anni fa, come imprevedibile reazione all'introduzione del grano nel regime alimentare umano.

Alcuni studiosi ritengono che sia stato Areteo di Cappadocia, vissuto proprio nel I secolo dopo Cristo, ad accorgersi per primo che alcuni bambini delle comunità agricole presentavano problemi di stomaco simili a quelli tipici della celiachia.

Ma fu solo dopo la Seconda guerra mondiale che il pediatra olandese William Karel Dicke intuì che la causa era da ricercare nel glutine.

Dieke osservò infatti che i suoi pazienti erano migliorati durante la guerra; poiché erano costretti a nutrirsi con una dieta a base di patate, ma che le loro condizioni di salute peggiorarono nuovamente al termine del conflitto, quando i suoi piccoli pazienti avevano ripreso a consumare pare ed altri all'menti contenenti glutine.

Oggi però il professor Gasbarrini ha intuito che con lo scheletro della ragazza del I secolo dopo Cristo ritrovato ad Ansedonia potremmo trovarci di fronte a unò dei primissimi casi mai scoperti di intolleranza al glutine.

Dal corredo funerario di gioielli d'oro e oggetti in bronzo si è infatti capito che, nonostante i segni apparenti di malnutrizione, quella ragazza apparteneva a una famiglia facoltosa e certamente non soffriva la fame.

E logico allora ipotizzare che la sua alimentazione fosse stata ricca di cereali che, di fatto, potrebbero essere stati la sua rovina.

Dopo aver pubblicato le sue analisi sul "Journal of Clinical Gastroentorology", Gasbarrini ha chiesto l'autorizzazione per prelevare e analizzare il Dna dalle ossa.

E spiega: «Abbiamo attualmente in corso la determinazione del Dna "antico", cioè libero del Dna sovrapposto da tutti coloro che hanno toccato lo scheletro nei secoli, con la determinazione dell'Hla Dq2 e Dq8, tipici della malattia celiaca», L'obiettivo è quello di individuare le "impronte" della malattia, ricostruirne l'albero filogenetico e aggiungere un altro consistente mattone alle conoscenze sulla celiachia.


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