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sabato 18 giugno 2011

UNA GIORNATA SULLE TRACCE DEL NEANDERTHAL NEL PARCO DEL GRAN SASSO

ll Gran Sasso (o Gran Sasso d'Italia) è il più alto massiccio montuoso degli Appennini continentali; è contenuto interamente in Abruzzo al confine fra le province dell'Aquila, di Teramo e di Pescara.
Dai suoi punti più distanti, ovvero il Passo delle Capannelle a ovest e le Gole di Popoli orientato a sud-est, il Gruppo del Gran Sasso misura circa 50 km.
Orientato da nord-ovest a sud-est, come la grande maggioranza dei gruppi appenninici e preappenninici, consta di due sottocatene principali parallele: la prima, più settentrionale, si estende dal Monte Corvo (m 2623; nord-ovest) al Vado di Sole (sud-est). La sottocatena meridionale si estende dal Passo delle Capannelle e dal Monte S. Franco (m 2132; nord-ovest) al Monte Campo di Serre (m 1771; sud-est). Al di là di questa zona centrale vi è un'ampia zona sud-orientale, chiamata dei "contrafforti meridionali". Questi sono caratterizzati da numerosi rilievi meno elevati: Monte Ruzza (m 1643), Monte Bolza (m 1904), Monte Camarda (m 1384), Monte Cappucciata (m 1802), Monte Picca (m 1405) e molti altri, fino alle Gole di Popoli.
Le cime maggiori si trovano nella sottocatena settentrionale: il Corno Grande-che consta di tre vette principali: quella orientale (m 2903), la centrale (m 2893) e la maggiore, quella occidentale (m 2912, che è anche la vetta più alta di tutti gli Apennini continentali) - e il Corno Piccolo (m 2655). Incastonato dentro una conca e protetto dalle tre vette che costituiscono il Corno Grandesi trova il Ghiacciaio del Calderone, il più meridionale dei ghiacciai europei.
GEOLOGIA
Da un punto di vista geomorfologico, il Gran Sasso è un massiccio di origine sedimentaria costituito da dolomie,calcari, generalmente compatti, e marne.
Originatosi circa 6 milioni di anni fa (Miocene), nel contesto dell'emersione degli Appennini, subì successivamente fasi di spinta e compressione che generarono una serie di fratture e di abbassamenti (Val Maone, Valle del Venacquaro, Campo Pericoli, Campo Imperatore). Su queste, a partire da 600.000 (Gunz) fino a circa 10.000 (Wurm) anni fa, agirono le forze erosive delle glaciazioni.
Queste ultime hanno lasciato segni particolarmente evidenti, soprattutto sul versante settentrionale del gruppo: piccoli circhi glaciali caratteristici sono individuabili, ad esempio, nella zona del Monte S. Franco (valli dell'Inferno e del Paradiso), ma anche in prossimità del Monte Aquila e del Monte Scindarella. I ghiacciai più grandi rappresentavano punti di convergenza naturali di questi circhi glaciali posti più in alto; ad esempio, il ghiacciaio che occupava Campo Pericoli si alimentava dai circhi posti a nord delle creste del Corno Grande, del Monte Aquila, del MontePortella e del Pizzo Cefalone. In queste conche la neve si compattava e si trasformava in ghiaccio, che confluiva in Val Maone verso Pietracamela, dove sono visibili ancora oggi resti morenici risalenti alla glaciazione del Riss. Poiché le glaciazioni successive hanno cancellato i segni lasciati da quelle precedenti, e poiché la glaciazione del Riss è antecedente a quella del Wurm, questa morena rissiana è una delle rare prove del fatto che le valli del Gran Sasso sono state occupate dai ghiacciai più e più volte nel corso del Neozoico.
Data la sua elevazione, che la differenzia dalle altre catene appenniniche, il massiccio è ben visibile da tutti i principali gruppi montuosi dell'Appennino, dal Monte Conero e anche - nelle giornate particolarmente limpide - dai massicci montuosi della Dalmazia. L'altitudine, la composizione delle rocce, il tipo di erosione a cui è stato soggetto, fanno del Gran Sasso la montagna appenninica più simile ai gruppi alpini dolomitici.
PREISTORIA
Il massiccio del Gran Sasso risulta popolato da almeno 100.000 anni. Frammenti del femore di un uomo di Neanderthal di circa 14 anni di età, vissuto 80.000 anni fa durante il Paleolitico, sono stati trovati nella zona di Calascio, in alcune anguste cavità rocciose, chiamate "Grottoni", a quota 670 m s.l.m. Si tratta dei resti del più antico Neandertal ritrovato in Abruzzo. Negli anfratti rocciosi c'erano anche schegge ossee di molti differenti animali, il che fa supporre che le specie cacciate fossero numerose: il lupo, il leopardo, il cavallo, la iena delle caverne, e financo i topi e le lucertole. Tra gli ungulati, prede privilegiate erano il cervo, il camoscio, il capriolo ed il bue ancestrale. Frammenti di carbone e scaglie di selce hanno consentito di ricostruire le abitudini di questi Neandertal; essi macellavano le prede nelle grotte e le consumavano crude o le arrostivano su fuochi di legno di ginepro e di abete; ricavavano le punte delle lance dalle rocce del Monte Scarafano e del Monte Bolza.
Reperti ritrovati a Campo Pericoli attestano che, in eta' del bronzo, i cacciatori preistorici traversavano il territorio da Campo Imperatore a Campo Pericoli attraverso i valichi della Portella e della Sella dei Due Corni. In quest'epoca (XIII-XI secolo A.C.vi era certamente un insediamento di cacciatori-raccoglitori nella zona di Rocca Calascio, come dimostrano resti di ceramiche rinvenuti in loco ed una punta di freccia, in bronzo, con due fori, considerata, ancora in anni recenti (2000), unica in Italia.
Scavi effettuati nella Grotta a Male, a 2 km da Assergi, confermano la permanenza stanziale dell'uomo in quest'area nell'Eneolitico e nell'Eta' del ferro.
I numerosi passi che mettono in comunicazione il versante teramano con quello aquilano favorirono, fin dalla preistoria, un intenso scambio commerciale fra l'economia prevalentemente agricola del versante settentrionale e quella basata sulla pastorizia del versante meridionale. In epoca storica, vi sono testimonianze di un intenso sfruttamento di Campo Imperatore come pascolo. Dopo la ricompattazione del Sud Italia operata dai Normanni, in questa zona vennero aperti numerosi tratturi , cioè vie di tansito per la transumanza delle bestie, utilizzati dai pastori per condurre le mandrie ai pascoli del Tavoliere delle Puglie prima dell'arrivo dei rigidi mesi invernali.

CAMPO IMPERATORE
PANORAMICHE DEL GRAN SASSO

MUCCHE DI RAZZA BIANCA D'ITALIA E I CAVALLIDI RAZZA AGRICOLA ITALIANA TPR
ANDREA LUNERTI ZOOFILO NATURALISTA , POSSIEDE UNA AZIENDA AGRICOLA A MORLUPO (RM) LIFE NATURE , DOVE ALLEVA ANIMALI DOMESTICI IN VIA D'ESTINZIONE. NELLA SUA AZIENDA E VISITABILE UNA RIPRODUZIONE DI CAPANNA DEL PALEOLITICO SUPERIORE CON ANNESSO ALL'INTERNO UN MUSEO CON RIPRODUZIONI DI UTENSILI E MANUFATTI PREISTORICI. COLLABORA CON GEO & GEO AMICO E APPASSIONATO DI PALEOANTROPOLOGIA , E' STATO DI VALIDO AIUTO FAUNISTICO PER L'IDENTIFICAZIONE  DELLE SPECIE AUTOCTONE DEL LUOGO.

CUMULO DI DETRITI CALCAREI

CLAUDIO NUCCI MINEROLOGO E APPASSIONATO DI PALEOANTROPOLOGIA.CREA RIPRODUZIONI DI MANUFATTI LITICI E UTENSILI PREISTORICI

FLORA DEL LUOGO


VALLONE

NUCCI ALLA RICERCA DI SELCE


BEI FRAMMENTI DI SELCE ROSSA E GRIGIA E ARNIONE CALCAREO CON INGLOBATA DELLA SELCE NERA

PROVA DI SCHEGGIATURA

GRANDE NUCLEO DI SELCE ROSSA ECCEZIONALE PER IL LUOGO

ANDREA LUNERTI NEL VALLONE

ANDREA LUNERTI INSIEME ALA NOSTRO AMICO E GUIDA ANTONIO CANNAVICCI APPASSIONATO DI PREISTORIA E OTTIMO CONOSCITORE DEL LUOGO
LUSCENGOLA

LA NOSTRA MASCOTT EMANUELE

COPPIA DI CETONIE

TRIO DI COCCINELLA SETTEPUNTATA

VALLONE

CAPRIOLO

GRAN SASSO D'ITALIA

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