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domenica 5 maggio 2013

I COMPORTAMENTI SESSUALI NELLA PREISTORIA

I COMPORTAMENTI SESSUALI NELLA PREISTORIA
                                                     
Ormai è ben documentato che il pianeta Terra ha un’età di ben circa 6 Mld. di anni e che in esso la specie animale preumana i cui membri sono stati denominati ''parapithechi''ad incipiente conformità di quella che sarà definita umana vi è comparsa oltre 4 Ml. di anni fa (addirittura circa 6 Ml. di anni fa, secondo le recentiissime scoperte del palentologo Robert Eckhardt. Ma, il comportamento sessuale di tale specie animale permane, fino a meno di 30.000 anni fa, con carattere istintivo-compulsivo,strettamente dipendente da cicliche condizioni ormonali ad insorgenza periodica, per il raggiungimento esclusivo dell’accoppiamento riproduttivo, effettuato senza la minima coscienza dell’evento conseguenziale. Soltanto in tale epoca (cioè circa 30.000 anni or sono), in quella specie animale ormai qualificabile umana e solo in essa inizia lentamente a stigmatizzarsi la cosiddetta sessualità complesso dei comportamenti maschili e femminili, propri dell’essere umano attivati volontariamente, al fine di soddisfare la concupiscenza reciproca mediante qualsiasi tipo di contatti erotici, compreso l’accoppiamento definito ''coito'' esprimenti la modalità di soddisfazione della pulsione erotica, consciamente vissuta ed indipendente dall’esito riproduttivo. I primi “ominidi” prototipi della specie umana (delineatisi circa 1.700.000 anni fa) sono stati denominati ''australopitechi'' poiché i loro resti fossili sono stati rinvenuti nell’Africa meridionale presso la regione etiopica dell’Afar, cioè appartenente all’emisfero australe. La struttura corporea degli “australopitechi” era ancora molto diversa da quella di un essere umano odierno, basta sottolineare che il loro cervello aveva un volume molto piccolo, equivalente a meno della metà di quello dell’attuale Homo sapiens sapiens, e che dovette trascorrere più di un milione di anni per raggiungere un apprezzabile successivo volume, pur sempre limitato, proprio dei cosidetti ''pitecantropi''  contemporaneamente in più parti del pianeta terra (i suoi resti fossili sono stati rinvenuti in Europa, Africa, Indonsia e Cina) e giunti fino a circa 30.000 anni fa (limite superiore del paleolitico medio, periodo compreso tra 80.000 e 30.000 anni fa, epoca in cui si è posto il confine con l’inizio del paleolitico superiore, che si ritiene concluso 20.000 anni or sono). Da questi ominidi i quali, ad un certo momento,cominciarono ad assumere preferibilmente la postura eretta ed a camminare con i soli arti posteriori, a tenere la testa in posizione quasi verticale (Homo erectus, di cui il più noto è quello giavanese) (delineatosi circa 600.000 anni fa), ad essere abili a costruire i rudimentali utensili di selce (Homo habilis detto anche Homo faber) ed a provvedere alla conservazione di parte delle provviste raccolte è derivato ''l’Homo sapiens'' che, pur avendo avuto origine evolutiva oltre 200.000 anni or sono, si è ben delineato come tale poco più di 20.000 mila anni fa, e che, a sua volta, ha dato origine all’attuale ''Homo sapiens-sapiens'' circa 15.000 anni fa.
FALLI IN OSSO E TERRACOTTA
MORES FERARUM
All’inizio del ''paleolitico medio'' (circa 80.000 anni fa) coincide anche la comparsa dei ''neanderthaliani'', i cui resti furono originariamente rinvenuti nel 1856 in Germania presso la valle di Neander, i quali, sebbene possedessero un cervello di volume relativamente superiore a quello umano attuale e fossero sufficentemente intelligenti, si estinsero completamente circa 30.000 anni fa. Per quanto riguarda il comportamento sessuale degli ''australopitechi'' (vissuti in un’epoca compresa tra circa 1.700.000 e 500.000 anni fa) dai reperti paleontologici si può solo arguire che essi vivevano nella più assoluta promiscuità e che copulavano in posizione ''mores ferarum''(da dietro). E' la posizione più simile al mondo animale. ferarum accoppiandosi a caso con qualsiasi femmina in estro, spinti dalla momentanea periodica tensione genesiaca. La relativa azione coitale era estremamente rapida e, spesso, doveva essere subito interrotta prima di averne completato l’espletamento per le frequenti interferenze di altri individui ed anche di animali. La reazione orgasmica femminile era del tutto sconosciuta non potendo essere assolutamente provocata, anche se la tensione erotica femminile diveniva, a periodi, talmente indominabile da elicitare un notevole comportamento recettivo. Per quanto riguarda il comportamento sessuale dei ''pitecantropi'' (vissuti in un epoca compresa tra circa 500.000 e 30.000 anni or sono) dai reperti paleontologici si rileva che, almeno da 100.000 a 30.000 anni fa (allorché divennero ''erectus'' ed ''habilis''), i maschi si allontanavano spesso dalle femmine per periodi più o meno brevi ma, a volte, anche abbastanza lunghi per recarsi a cacciare ogni tipo di selvaggina. I rapporti sessuali erano effettuati ancora mores ferarum, esclusivamente con femmine in estro e quasi sempre al ritorno degli uomini dalle uscite di caccia, in specie se prolungate e proficue, ma non si aveva ancora alcuna consapevolezza della connessione con le gravidanze. Le femmine, gravate dalle gestazioni, affaticate dall’allattamento e dall’accudimento della prole, non potevano essere di alcun aiuto nelle spedizioni di caccia. Pertanto, il loro compito era di raccogliere la legna nell’immediato dintorno, di alimentare il fuoco e di raccogliere frutti e vegetali commestibili. Di conseguenza, le donne diventarono autorevolmente padrone dei luoghi di ritiro domestico e, quando periodicamente divenivano sessualmente eccitate e recettive, si concedevano con selettiva preferenza a quei maschi che al rientro, oltre essere eroticamente ipereccitati dall’odore dei ferormoni del loro estro, potevano dimostrare di essere stati i più abili nel predare la selvaggina. Si costituiva, così, il matriarcato, destinato a durare fino a circa 15.000 anni or sono. Il matriarcato si è progressivamente consolidato nel periodo dell’ultima glaciazione del quaternario (circa 45.000 anni or sono) in quanto la donna, essendo preposta a conservare il fuoco divenne una figura indispensabile di notevole importanza essenziale. Infatti, è lei che assicurava il confortevole calore del rifugio, che cuoceva i cibi rendendo la selvaggina più gustosa, ed è intorno a lei che i bambini e gli uomini si disponevano a cerchio per ricevere il pasto caldo. Conseguentemente, la donna, come dimostrato da Bachofen (1861),alla superiore forza fisica dell’uomo oppose un possente prestigio al principio della violenza quello della pace, ad ogni inimicizia cruenta lo spirito di conciliazione, all’odio l’amore, e così riusci ad indirizzare l’esistenza selvaggia primordiale, non frenata da alcuna legge, verso una forma temperata di civiltà da essa dominata . Ciò è ampiamente confermato dai rilievi archeologici effettuadi da Mallaart (1967) e da Gimbutas (1987) che attestano come il patriarcato di ritorno sia stato preceduto, nella preistoria, da un lungo e solido matriarcato caratterizzato dall’assenza di ogni attività bellica e dal culto della ''Dea Madre''. Per quanto riguarda il comportameno sessuale dell’Homo sapiens (iniziato a delinerasi da oltre 200.000 anni e pienamente affermatosi poco più di 20.000 anni fa) dai reperti preistorici si rileva la piena continuazione del matriarcato. Si presume che nel periodo in cui è vissuto ''l’Homo sapiens'' la sessualità della donna ha iniziato progressivamente a sganciarsi dalle cicliche condizioni ormonali. Infatti, si hanno notizie che, specialmente nell’ultima fase di tale periodo, le matriarche esercitavano spesso pratiche erotiche per secondi scopi (tra i più frequenti, per ottenere cibo o oggetti, per rinforzare l’amicizia e per disinnescare l’aggressività), indipendentemente dalle fasi di estro, tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l’unione sessuale. con la donna di enorme dimensione posta al di sopra dell’uomo di dimensioni notevolmente inferiore. Per quanto riguarda il comportamento sessuale ''dell’Homo sapiens-sapiens'' (ben delinatosi 15.000 anni fa e tutt’ora in evoluzione) dai reperti preistorici di essenziale si rileva che gli uomini i quali, fino a quell’epoca, nell’atto dell’accoppiamento erano stati dominati dalle donne prendono coscienza dell’indispensabilità maschile per indurre la procreazione, iniziano ad esercitare autorità sulle donne sottomettendole non solo ai fini sessuali tanto che molte immagini rupestri, risalenti a questo periodo, rappresentano l’unione sessuale con scene in cui la donna risulta posta a gambe divaricate al disotto dell’uomo , il quale le introduce in vagina un enorme pene eretto coniforme, ma progressivamente anche ad ogni altro fine, dando così inizio al patriarcato che perdura tutt’ora, sebbene in subdola decadenza. Il persistere della sottomissione sessuale della donna al potere maschile è documentata dal fatto che nelle raffigurazioni artistiche prodotte tra il VI sec. a. C. ed il I sec. d.C., in pieno patriarcato dell’epoca storica, compare nuovamente con notevole frequenza la posizione coitale ''mores ferarum'', ma non come rappresentazione dell’accoppiamento istintivo, bensì per rappresentare l’asservimento femminile al soddisfacimento erotico maschile. Tuttavia, si deve precisare che le immagini rupestri dei comportamenti sessuali degli esseri umani dell’epoca preistorica non costituivano pornografia , nel senso attuale del termine, ed in chi le osservava non suscitavano alcun eccitamento erotico, né lo scopo di chi le realizzava era quello di erotizzare. Infatti, le immagini ipermacroscopiche dell’organo genitale maschile eretto, in specie, servivano per simboleggiare la potenza creatrice e ad esse si attribuiva virtù propiziatoria di buon auspicio ed anche potere di mantenere lontano gli spiriti maligni, cioè potere apotropaico. In definitiva, le predette immagini costituivano le ''Immagini Sacre'' della religione ancestrale.

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