CLICCARE SULLE IMMAGINI PER INGRANDIRLE

venerdì 3 novembre 2017

ALESI IL NOSTRO PIU ANTICO ANTENATO VISSUTO 13 MILIONI DI ANNI FA

Il teschio del nostro più antico antenato: è Alesi, vissuto 13 milioni di anni fa

Nyanzapithecus Alesi è una nuova specie, scoperta in Kenya. Il primate era un cucciolo di appena un anno e quattro mesi, somigliava a un gibbone. Lo studio dei suoi organi dell'equilibrio, nell'orecchio interno, sono associati a movimenti lenti e prudenti
Gli antropologi hanno scoperto i resti del cranio di un antico primate, una nuova specie, antenato dell'uomo e delle scimmie antropomorfe che ancora popolano la Terra. Risale a 13 milioni di anni fa ed il più antico e meglio conservato mai ritrovato di una scimmia antropomorfa. Secondo gli scienziati assomigliava a un gibbone ma senza le sue ben note capacità acrobatiche.

A portarlo alla luce, nel 2014, è stato un cacciatore di fossili keniano, John Ekusi, dalle rocce di un'eruzione vulcanica a ovest del lago Turkana, nel nord del Paese. Lo studio sui resti delNyanzapithecus Alesi, pubblicato sulla rivista Nature da parte di un team internazionale di antropologi, ha permesso di aggiungere un nuovo tassello alla storia dell'evoluzione dei primati, quella che conduce anche fino a noi.
Alesi, come lo hanno ribattezzato (ma non è dato sapere se fosse maschio o femmina), quando è morto era ancora un cucciolo di appena un anno e quattro mesi. Se fosse diventato adulto sarebbe pesato circa 11 chili. Una stima così precisa dell'età è stata possibile grazie alle immagini a raggi X che hanno evidenziato le linee di accrescimento in alcuni denti da adulto che dovevano ancora spuntare.
E sono stati proprio i denti a indicare ai ricercatori che si trovavano di fronte a una specie non ancora classificata: "Appartiene al genere dei Nyanzapithecus ma i suoi molari erano molto più larghi – scrivono – questo fa supporre che si trattasse di una specie più grande delle altre".
Solamente da un piccolo teschio, delle dimensioni di un pugno (il suo cervello era grosso più o meno "come un limone"), hanno saputo ricavare molti indizi, a cominciare dalla sue scarse doti di acrobata. L'organo dell'equilibrio nell'orecchio interno infatti ha una forma associata a movimenti lenti e prudenti piuttosto che ai rapidi volteggi da un ramo all'altro che possiamo ammirare nei gibboni.

Alesi visse nel Miocene durante un periodo in cui le specie degli “ominini” non si erano ancora differenziate per dare origine al genere homo. Le ossa del suo cranio si sono fossilizzate grazie a un'eruzione vulcanica che le ha conservate fino a noi. Un evento fortunato, per gli scienziati. I fossili di questo periodo infatti sono molto rari e ben poco si sa dell'evoluzione fino a 10 milioni di anni fa. Secondo Isaiah Nengo, primo autore dello studio "la scoperta di Alesi dimostra che questo gruppo era vicino alle origini delle attuali scimmie antropomorfe e degli umani, e che questa origine era africana".

Nessun commento: