Ecco Little Foot: il più completo fossile di australopiteco mai scoperto
Per
decenni Lucy è stato il più famoso australopiteco mai scoperto nel
continente africano. Da oggi però ha un contendente: Little Foot, un
autentico fossile dei record appena svelato al mondo dai ricercatori
dell'Università di Witwatersrand, in Sudafrica. La scoperta è di
quelle capaci di cambiare le carte in tavola: non solo si tratta del
più antico progenitore dell’uomo mai portato alla luce nel Sud del
continente africano, ma anche dello scheletro di australopiteco più
completo mai scoperto.
Uno scavo durato venti anni
Un fossile risalente a più di tre milioni e mezzo di anni fa, ricostruito grazie a 20 anni di scavi e analisi meticolose, che ora – assicurano gli esperti – promette di svelarci particolari fino ad oggi sconosciuti sull’origine dei nostri più antichi antenati, e della nostra stessa specie.
Un fossile risalente a più di tre milioni e mezzo di anni fa, ricostruito grazie a 20 anni di scavi e analisi meticolose, che ora – assicurano gli esperti – promette di svelarci particolari fino ad oggi sconosciuti sull’origine dei nostri più antichi antenati, e della nostra stessa specie.
La storia di Little Foot ha inizio nel 1994 nelle grotte di Sterkfontein, circa 40 chilometri a Nord Ovest di Johannesburg, in Sudafrica. È qui che il paleoantropologo Ron Clarke rinvenne i primi resti di questo scheletro di ominide: una manciata di frammenti provenienti da una gamba, che fruttarono all’esemplare il nomignolo di Little Foot, o piccolo piede.
Avendo compreso di trovarsi di fronte a una scoperta potenzialmente importante, Clark e i suoi due assistenti,Stephen Motsumi e Nkwane Molefe, iniziarono una titanica operazione di scavo e catalogazione, conclusasi solamente nel 2012, quando i ricercatori si resero conto di aver portato alla luce lo scheletro praticamente completo di un antico australopiteco.
Le
ossa appartengono a un lontano antenato dell'Homo Sapiens, vissuto
nell’area del suo ritrovamento circa 3,67 milioni di anni fa. Il
genere a cui appartiene è lo stesso di Lucy, ma i due fossili
rappresentano specie lievemente differenti, e Little Foot è più
antico di circa 500mila anni. Particolari che, a detta degli esperti,
lasciano ipotizzare che questi ominidi abitassero un’area del
continente africano ben più ampia di quanto si pensasse fino ad
oggi, vista la distanza tra l’attuale Etiopia – dove è stato
portato alla luce lo scheletro di Lucy – e il luogo del
ritrovamento di Little Foot.
Attualmente i ricercatori sanno che si trattava di un ominide di sesso femminile, probabilmente deceduto in seguito alla caduta che l'ha portata all’interno delle grotte. La forma degli arti fa immaginare un aspetto più simile a quello di un Homo Sapiens che a quello di una scimmia, anche se Little Foot trascorreva ancora le sue notti al riparo tra le chiome degli alberi.
Per ulteriori scoperte bisognerà attendere che si concludano le analisi che Clark sta svolgendo proprio in queste settimane con l'assistenza di un team di scienziati internazionale. Ma già oggi gli esperti assicurano che i risultati, attesi già per il prossimo anno, aiuteranno a gettare luce sull’evoluzione e l'origine della nostra stessa specie.
Dal giornale la
Repubblica
di Simone Valesini
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