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martedì 29 dicembre 2009

L'EVOLUZIONE UMANA

L’EVOLUZIONE UMANA

L'evoluzione umana è quella parte dell'evoluzione degli esseri viventi che riguarda l'emergere dell'uomo moderno dagli altri primati. In senso stretto, tassonomico, riguarda la parte che dall'ultimo antenato comune agli altri ominidi porta alla nostra specie, quindi studia oltre al genere Homo tutte le specie dei sette generi della Sottotribù degli Hominina, di cui attualmente siamo gli unici rappresentanti viventi.

Tabella del Terziario o Cenozoico

PALEOCENE da 65 a 53 milioni di anni fa’
Il Paleocene è un'epoca del periodo Paleogene che va dai 65 ai 56 milioni di anni fa circa. Cronologicamente si trova dopo il Cretaceo e prima dell'Eocene. Il Paleocene è suddiviso in tre età o piani: Daniano, Selandiano e Thanetiano. Durante il Paleocene la vita sulla Terra subì una radicale trasformazione in seguito all'estinzione di massa della fine del Cretaceo. I Rettili subirono una drastica riduzione, mentre gli Uccelli e soprattutto i Mammiferi diedero origine ad una spettacolare radiazione adattativa, diversificandosi ed occupando tutte le nicchie ecologiche lasciate libere dalla precedente estinzione.

EOCENE da 53 a 37 milioni di anni fa’
L'Eocene è un'epoca del periodo Paleogene che va dai 55 ai 34 milioni di anni fa circa. Cronologicamente si trova dopo il Paleocene e prima dell'Oligocene. L'Eocene è suddiviso in quattro età o piani: Ypresiano, Luteziano, Bartoniano e Priaboniano.Durante l'Eocene il clima era generalmente caldo e più uniforme dell'attuale. Soltanto dopo la fine dell'Eocene medio ci sono indizi di un lieve raffreddamento, che si concretizzerà più chiaramente durante l'Oligocene.

OLIGOCENE d 37 a 26 MILIONI DI ANNI FA’
L'Oligocene è un'epoca geologica che si estende da circa 34 milioni a circa 23 milioni di anni fa. Il nome "Oligocene" deriva dal greco ὀλίγος, oligo (poco) e ceno (nuovo, recente) e si riferisce allo scarso sviluppo di nuove specie di mammiferi, dopo la radiazione adattativa avvenuta durante l'Eocene. Cronologicamente, l'Oligocene si trova dopo l'Eocene e prima del Miocene, ed è la terza e conclusiva epoca del periodo del Paleogene. L'Oligocene è spesso considerato un importante momento di transizione, un collegamento fra “il mondo arcaico dell'Eocene tropicale e gli ecosistemi moderni del Miocene." (Haines). L'Oligocene è suddiviso in due età o piani: Rupeliano e Chattiano.

MIOCENE da 26 a 5 milioni di anni fa’
Miocene da méion(meno) e kainòs (recente), rispetto alla successiva epoca, il Pliocene. Prima epoca del Neogene era cenozoica. Il Miocene è compreso tra l'Oligocene e il Pliocene, tra 24 e 5 milioni di anni fa, periodo in cui continua il sollevamento della catena alpina collegato ad eruzioni nel Massiccio Centrale francese, nei Carpazi, sui Colli Euganei, nel Veronese e vicentino e nei Monti Iblei. Il Miocene comprende sei piani: Messiniano o Saheliano (5 - 6 milioni) Tortoniano (6 - 11 milioni) Serravalliano (11 - 15 milioni) Langhiano o Elveziano (15 - 16,5 milioni) Burdigaliano (16,5 - 22,5 milioni) Aquitaniano (22,5 - 25 milioni) . Le formazioni che caratterizzano il miocene inferiore sono quelle costituite da conglomerati, formatisi durante la trasgressione miocenica iniziale o in seguito al sollevamento della catena alpina; quelle del tipo molassa depositatosi, in seguito alla firte erosione delle dorsali alpine emerse, lungo il margine esterno delle Alpi che va dalla depressione corrispondente all'attuale valle del Rodano, alla Svizzera, all'Austria. Nel miocene superiore prevalgono invece formazioni di acqua salmastra, dovute alla regressione marina con cui si concluse il periodo, e che sono diffuse soprattutto nell'Europa orientale e nell'Africa sudoccidentale.

PLIOCENE da 5 a 1,8 milioni di anni fa’
Il Pliocene è un'epoca della scala delle ere geologiche, la seconda delle quattro che compongono il Neogene. Il nome deriva dal greco pléion ("più") e kainòs ("recente"), e ha un significato traducibile in grosso modo come "continuazione del nuovo". Il nome fu scelto da Charles Lyell e si riferisce alla natura già sostanzialmente moderna dei molluschi marini dell'epoca. Il Pliocene copre l'arco di tempo compreso fra 5,2 milioni di anni fa (fine del Miocene) e 1,8 milioni di anni fa (inizio del Pleistocene). Le varie fasi del Pliocene, dalla più recente alla meno, sono: Gelasiano o Astiano (2.588–1.806 milioni di anni fa) Piacenziano (3.600–2.588 milioni di anni fa) Zancleano (5.332–3.600 milioni di anni fa)-Naturalmente le date indicate sono approssimative. Le prime due fasi costituiscono il tardo Pliocene, mentre lo Zancleano sarebbe l'inizio del Pliocene. Per quanto riguarda l'America Settentrionale, si utilizza un sistema differente (NALMA) con fasi differenti: Blancan (4.75–1.806 milioni di anni fa) Hemphillian (9–4.75 milioni di anni fa) comprende parte del tardo Miocene . Esistono altre classificazioni per la California, Australia, Giappone e Nuova Zelanda.

PLEISTOCENE da 1,8 milioni di anni a 100.000 anni fa’
Il Pleistocene è un'epoca geologica che ha inizio 2,58 milioni di anni fa e termina convenzionalmente 11.700 anni fa. Il Pleistocene inferiore e medio corrisponde al periodo del paleolitico inferiore (Homo habilis e Homo erectus), mentre il Pleistocene superiore ai periodi del paleolitico medio e superiore (Homo neanderthalensis, Homo sapiens). Il nome pleistocene deriva dal greco πλεῖστος (pleistos "il più") e καινός (kainos "nuovo"). Viene incluso fra due epoche: il Pliocene che lo precede e l'Olocene che lo segue. Il Pleistocene è la prima epoca del periodo Quaternario o la sesta epoca dell'era Cenozoica. La fine del Pleistocene coincide con l'arretramento dell'ultimo ghiacciaio continentale, corrispondente alla fine dell'età paleolitica usata in archeologia. Il Pleistocene viene diviso in: Gelasiano, Pleistocene inferiore, Pleistocene medio e Pleistocene superiore. Per gli ultimi tre stadi, i nomi italiani (Calabriano, Ioniano e Tarantiano) sono sempre più usati. Oltre a questa suddivisione internazionale, molte suddivisioni regionali sono state usate in diverse parti del mondo. Il Pleistocene è stato datato da 2,588 milioni (±5 000 anni) a 11 550 anni prima del presente (BP), con la data finale espressa in anni radiocarbonio di 10 000 anni carbonio-14 BP. Esso copre la maggior parte del periodo più tardo delle ripetute glaciazioni, fino a e incluso il il raffreddamento del Dryas recente. La fine del Dryas recente è stata datata a circa 9640 a.C. (11590 anni calendario BP). La Commissione Internazionale per la Stratigrafia (un gruppo della International Union of Geological Sciences) ha confermato il periodo di tempo per il Pleistocene, ma non ha ancora confermato una sezione tipo, Global Boundary Stratotype Section and Point (GSSP), per il limite Pleistocene/Olocene. La sezione proposta è la carota di ghiaccio estratta a 75° 06' N 42° 18' W dalla North Greenland Ice Core Project. Il Pleistocene copre il periodo recente delle ripetute glaciazioni. Il nome Plio-Pleistocene è stato usato in passato per significare l'ultima era glaciale. Il Quaternario fu successivamente ridefinito a partire da 2,58 milioni di anni per coerenza con i dati.

OLOCENE da 100.000 anni a fa’ ad oggi
L'Olocene è l'epoca geologica più recente, quella in cui ci troviamo oggi ed ha avuto il suo inizio convenzionalmente circa 11.700 anni fa. Il limite con l'epoca inferiore (il Pleistocene) è definito sulla base del decadimento del 14C (un isotopo radioattivo del carbonio) e coincide approssimativamente con il termine dell'ultima fase glaciale che ha interessato l'emisfero settentrionale. Per convenzione il limite è posto a 10.000 anni dal 1950 e viene espresso in milioni di anni (quindi 0,01143 ± 0,00013 Ma). L'Olocene fa parte dei periodi Neogene e Quaternario. Il suo nome deriva dal greco ὅλος (holos, tutto o intero) e καινός (kainos, nuovo), vale a dire "del tutto recente". Esso è stato identificato con l'MIS 1 e può essere considerato un periodo interglaciale compreso nell'attuale era glaciale. È generalmente accettato il fatto che l'Olocene inizi approssimativamente 10 ka (mila anni) Prima del presente. Il periodo segue la glaciazione del Wisconsin (nota anche come glaciazione baltica-scandinava o Weichsel glaciale). L'Olocene può essere suddiviso in cinque cronozone basate sulle fluttuazioni climatiche: Preborale (10 ka – 9 ka), Boreale (9 ka – 8 ka), Atlantica (8 ka – 5 ka), Subboreale (5 ka – 2.5 ka) e Subatlantica (2.5 ka – presente). La civiltà umana viene datata interamente dentro l'Olocene. La classificazione di Blytt-Sernander dei periodi climatici definita, inizialmente, dai resti di pianta negli sfanghi, è adesso puramente di interesse storico. Lo schema era definito per il Nord Europa, ma i mutamenti climatici, si diceva, accadessero più ampiamente. I periodi dello schema includono poco del finale, pre-Olocene, oscillazioni dell'ultimo periodo glaciale e classifica i climi di più recente preistoria.I paleontologi non hanno definito nessuno stadio faunistico per l'Olocene. Se la suddivisione si rendesse necessaria, sarebbero di solito usati i periodi dell'umano sviluppo tecnologico come il Mesolitico, Neolitico, e l'Età del Bronzo. Tuttavia, i periodi di tempo riferiti da questi termini variano con la comparsa di quelle tecnologie in diverse parti del mondo. Climaticamente, l'Olocene può essere suddiviso equamente nei periodi Ipsotermico e Neoglaciale; il confine coincide con l'inizio dell'Età del Bronzo nella civiltà Occidentale. Secondo alcuni studenti, una terza divisione, l'Antropocene, inizia nel XVIII secolo. È discutibile se questa sia un'età compresa nell'epoca olocenica, oppure la segue.
Paleoantropologia
La paleoantropologia (dal greco παλαιός, palaiòs = "antico", ἄνθρωπος, ànthropos = "uomo" e λόγος, lògos = nel senso di "studio") o paleontologia umana è una disciplina dell'antropologia nata dallo studio dei resti fossili dell'uomo e dei tipi umani ormai estinti. Oggi tale disciplina si integra anche con lo studio del clima, della flora, della fauna, della cultura materiale ed delle credenze magico-religiose delle popolazioni scomparse. La frammentarietà dei ritrovamenti fossili, le condizioni di lavoro dei paleoantropologi e le dispute sulla validità delle varie datazioni, rendono l'elenco, consultabile nell'approfondimento, estremamente sensibile a frequenti e radicali cambiamenti. Tutte le date sono da intendersi con le approssimazioni relative ai diversi contesti di studio.

Scala evolutiva dell’uomo

Prima dell'uomo
Circa 70 milioni di anni fa (mya), proseguendo per un albero filogenetico che affonda le radici alle origini della vita sulla terra, da esponenti insettivori appartenenti alla classe dei mammiferi ebbe origine il ramo dei primati, ordine di cui fanno parte con l'uomo tutte le scimmie. Nel Miocene, da appartenenti a questa classe, 18 mya, (con Proconsul, un arboricolo e frugivoro candidato ad entrare nella biforcazione evolutiva) si diramarono le attuali scimmie antropomorfe, (gibbone 18 mya, orango 14 mya, gorilla 7 mya, scimpanzé e bonobo 3-5 mya), attualmente riuniti con l'uomo in un'unica famiglia. Ardipithecus ramidus e Ardipithecus kadabba paiono essere anelli importanti nella transizione ad australopiteco, mentre Kenyanthropus platyops sembra fondamentale per spiegare la successiva transizione ad Homo. Secondo un recente studio l’andatura bipede è molto più antica di quanto si pensasse. Alcuni fossili di Morotopithecus bishopi, un primate arboricolo vissuto circa 21 milioni di anni fa nell’attuale Uganda, presentano nella struttura dello scheletro e delle vertebre forti analogie con le caratteristiche che nell’essere umano consentono di assumere la posizione eretta. Queste analogie potrebbero essere dovute a convergenza evolutiva, giacché lo stato attuale delle conoscenze (anche a causa della frammentarietà dei resti fossili) non permette di chiarire questo dubbio.

PURGATORIUS : FRA 70 E 60 MA
Il Purgatorius è un mammifero estinto vissuto tra i 70 ed i 60 milioni di anni fa. Comparso nel cretacico, quando ancora sulla terra esistevano i dinosauri è sopravvissuto alla loro estinzione, continuando a vivere durante il paleocene.Sia pur con le dovute cautele si suppone che si trovi a monte della catena evolutiva che ha portato ai Primati e quindi all'uomo moderno.Il suo nome deriva dalla zona di Purgatory Hill nel Montana dove si sono trovati alcuni dei suoi resti. Le sue dimensioni erano paragonabili a quelle di un piccolo topo e la sua dieta era a base di frutta.

DARWINIUS MASILLAE : 47 MA
Darwinius masillae Franzen et al., 2009 è un primate vissuto durante il Luteziano, periodo centrale dell'Eocene. È considerato una forma transizionale tra le attuali linee evolutive degli strepsirrini e degli aplorrini. Il nome del genere è un omaggio a Charles Darwin, nel bicentenario della sua nascita; quello della specie ricorda il luogo di provenienza dell'olotipo, Messel (in latino Masilla). Lo scheletro fossile dell'olotipo, soprannominato "Ida", era stato trovato da uno sconosciuto ricercatore di fossili nel 1983 nel pozzo di Messel (Germania) ed era stato diviso in due parti, vendute separatamente e finite in un museo privato nel Wyoming (U.S.A.) e al museo di storia naturale dell'università di Oslo (Norvegia). Le due parti sono state ricongiunte solo nel 2007 e per due anni sono state sottoposte a studi che hanno portato nel 2009 alla descrizione della nuova specie da parte di Franzen et al. Il fossile è stato presentato nel corso di una conferenza il 19 maggio 2009 all'American Museum of Natural History di New York, in una "atmosfera da grandi eventi". La spettacolarizzazione della presentazione e alcune dichiarazioni reboanti (History Channel, per lanciare il documentario "The Link", ha definito la scoperta "il più importante ritrovamento in 47 milioni di anni"; uno degli autori della descrizione, Jørn Hurum, ha definito l'animale "come un santo graal della paleontologia") hanno suscitato qualche perplessità, cui Hurum ha replicato dicendo che è un modo per portare l'attenzione del pubblico sulla scienza e che non lo trova così sbagliato. Lo scheletro dell'olotipo, risalente a 47 milioni di anni fa, è completo al 95%, il che lo rende anche il fossile di primate più completo mai ritrovato. Si tratta di una giovane femmina morta entro il primo anno di vita, lunga circa 24 cm, con una coda di 34 cm. Per gli autori della descrizione, l'animale presenta caratteristiche tali da far supporre che sia una forma di transizione verso gli aplorrini. Darwinius masillae confermerebbe quindi la teoria di chi sostiene che gli antenati delle scimmie (e dell'uomo) siano da cercare tra gli adapidi. Per i critici di questa teoria, però, le caratteristiche indicate dagli autori potrebbero essere frutto di convergenze evolutive e non sono decisive.


APIDIUM : FRA 36 E 32 MA
Il genere Apidium ("piccolo toro", dato che i primi fossili vennero ritenuti appartenenti ad una specie di bovino) comprende almeno tre specie di Primati estinti vissuti all’inizio dell’Oligocene, all’incirca da 36 a 32 milioni di anni fa. I fossili di Apidium sono comuni nei depositi di Fayum in Egitto. I resti della specie più antica, Apidium moustafai, sono rari, mentre quelli della specie più recente, Apidium phiomense, sono relativamente più comuni. Apidium e gli altri membri della famiglia dei Parapithecidae possiedono tutti i segni distintivi dei moderni Haplorrhini. Sono filogeneticamente correlati al gruppo asiatico eocenico delle Eosimiidae.Le specie di Apidium erano ben adattate alla vita in quelle che un tempo furono le foreste tropicali dell’Africa settentrionale. Vivevano sugli alberi dove pare si muovessero usando tre arti, in una combinazione di quadrupedalismo e balzi, in modo simile a quello usato oggi dalle scimmie-scoiattolo del genere Saimiri. Da accurati studi sul cranio si è dedotto che questi primati fossero frugivori e diurni, con vista acuta. I maschi di Apidium erano più grandi delle femmine. Questo fatto - per comparazione con i primati viventi - suggerisce che probabilmente vivevano in gruppi, nei quali un ristretto numero di maschi avrebbero avuto il controllo di numerose femmine. I maschi avevano canini sviluppati.

PARAPITHECUS : FRA 36 E 25 MA
Parapithecus: Appartiene alla piccola famiglia dei Parapitecidi, interamente fossile epoca eocene-oligocene, di fisionomia e di posizione sistematica non ben definite. Vi appartiene il Parapithecus fraasi, oligocenico, specie assai primitiva, mostrante caratteri in parte da tarsioideo e in parte da scimmia catarrina, più precisamente antropomorfa. Secondo alcuni questa famiglia dovrebbe essere collocata alla base di tutte le Catarrine.

AEGYPTOPITHECUS : 35 MA
Aegyptopithecus:Nel bacino del FAYUM, in Egitto (oggi la regione del Cairo) e nell’Oman, viveva una scimmia quadrupede, battezzata Aegyptopithecus. Aveva le dimensioni di un gatto, con un grosso muso e una grossa coda e un lieve sviluppo cerebrale frontale (40 cc di capacità cranica contro i 1400 cc dell’uomo moderno). Una capacità cranica modesta, ma che consente di sviluppare un certo numero di funzioni: la vista ad esempio migliora e predomina sull’olfatto; la visione in rilievo consente un buon adattamento per la vita sugli alberi. I rilievi ossei della muscolatura mimica suggeriscono che questi animali potevano comunicare tra loro.


OLIGOPITHECUS : 33 MA
L’Oligopithecus savagei è un primate fossile, che viveva in Africa durante l’Oligocene inferiore. Questa specie è conosciuta soltanto da un osso della mascella che è stato scoperto in Egitto. Come propliopithecoide, è la più antica delle scimmie nella nuova suddivisione del mondo dei primati. Basata su l'osso della mascella, l’Oligopithecus savagei aveva una massa corporea di 1,5 chilogrammi.
PROCONSUL AFRICANUS : 24 MA
Proconsul africanus (Hopwood, 1933) è un primate catarrino della famiglia dei Proconsulidae.Si tratta della prima delle specie del genere Proconsul a venire scoperta, e per alcuni decenni anche le altre specie attualmente ascritte al genere furono classificate come facenti parte di questa specie. Anche la specie Xenopithecus koruensis, scoperta nel 1951 dallo stesso Hopwell, fu riclassificata da Louis Leakey e LeGros Clark come Proconsul africanus. Questi animali vissero durante il Miocene in Africa centro-meridionale: si trattava di animali che presentavano analogie sia con le catarrine che con gli ominidi. Lo stesso Leakey, grande paleontologo e pioniere delle teorie dell'evoluzione umana, disse di P. africanus:"Di Proconsul africanus trovammo delle ossa delle zampe anteriori, e nel 1948 Mary Leakey scoprì un cranio sull'isola di Rusinga. I canini sembrano quelli di una grande scimmia, ma la parte frontale del cranio ricorda quella di un essere umano: in ogni caso, non si tratta né di una scimmia ancestrale, poiché è troppo evoluto per esserlo, né di un antenato dell'uomo, poiché è ancora troppo primitivo per esserlo. Tuttavia, possiede caratteristiche di ambedue queste figure..." Questi animali possedevano un cranio di medie dimensioni, con cervello leggermente più grande di quanto ci si aspetterebbe per un primate di quella taglia (167 cc): la superficie del cervello doveva essere simile a quella dei gibboni o dei cercopitechi. Gli zigomi erano assai pronunciati, mentre il muso era allungato in avanti. La regione infraorbitale era piuttosto larga, anche se i seni etmoidi erano di ridotte dimensioni. Il canale auditivo di questa specie era simile, come composizione, a quello delle attuali catarrine. Il seno mascellare era piuttosto ristretto, tuttavia sia la mascella che la mandibola possedevano forti denti ricoperti da un sottile strato di smalto, in particolare i molari erano assai grossi e piatti ed i canini erano più grandi nei maschi che nelle femmine. Questi animali avevano una conformazione dei polsi simile a quella delle scimmie del Vecchio Mondo, con presenza di arco trasverso sul piede: mancavano di coda ed avevano zampe anteriori più lunghe e forti rispetto a quelle posteriori, in rapporti simili a quelli degli scimpanzé. La costituzione complessiva del corpo era robusta: in vita dovevano pesare al massimo una ventina di chilogrammi. Si muovevano con andatura quadrupede ed avevano uno stile di vita prevalentemente arboricolo. In base a quanto intuibile dalla morfologia dentaria, si ritiene che questi animali fossero prevalentemente frugivori.

MOROTOPITHECUS BISHOPI : 20 MA
Alcuni fossili di Morotopithecus bishopi, un primate vissuto circa 21 milioni di anni fa in Africa e grande quanto uno scimpanzè, presentano caratteristiche morfologiche dello scheletro e in particolare delle vertebre che fanno pensare alla possibilità di una postura eretta. Il bipedismo potrebbe essere nato molto prima di quanto pensato, dunque, e non "solo" 6 milioni di anni fa come ritenuto fino a oggi. A darne conferma Aaron G. Filler, ricercatore presso l'Harvard University’s Museum of Comparative Zoology e il Cedars-Sinai Institute for Spinal Disorders di Los Angeles, attraverso uno studio sui geni omeotici, cioè i geni che regolano lo sviluppo dell'organismo durante la fase embrionale.

Ominidi
Circa 20-15 milioni di anni fa, gli ominidi iniziarono a vagare per le savane in cerca di cibo: qui la pressione selettiva favorì quegli individui capaci di ergersi sugli arti posteriori potendo così, ad esempio, avvistare in anticipo un predatore. Iniziò così l'evoluzione fisiologica e culturale di questi primati: impararono infatti ad afferrare, trasportare, scegliere piante e cibo ed osservare la natura.

KENYAPITHECUS 15 MA
IL Kenyapithecus wickeri è una specie estinta di primate androide conosciuta solo dai resti fossili scoperti da Louis Leakey nel 1961 presso il sito denominato Fort Ternan in Kenya. La mascella superiore e i denti sono stati datati in 15 milioni di anni. Una ipotesi è che il Kenyapithecus, potrebbe essere l'antenato comune di tutte le grandi scimmie. Una ricerca piu recente suggerisce che l'antenato più primitivo del Kenyapithecus sia il proconsul .L'evidenza suggerisce che il Kenyapithecus è stata una delle specie che ha avviato la radiazione delle scimmie dall'Africa. Louis Leakey ha detto che tenendo conto dell'aspetto moderno dei denti del Kenyapithecus esso sia un antenato del genere umano.


PIEROLAPITHECUS CATALAUNICUS : 13 MA
Il Pierolapithecus catalaunicus è una specie estinta di primate vissuta all'incirca 13 milioni di anni fa, durante il Miocene, nell'attuale Catalogna, in Spagna (da cui ne deriva il nome). Il Pierolpithecus viene considerato da alcuni un antenato comune dell'uomo e delle grandi scimmie, o comunque una specie che ci porta più vicini ad un antenato comune rispetto ad ogni altro fossile scoperto in precedenza. La specie fu descritta da un team di paleoantropologi spagnoli guidati da Salvador Moyà-Solà sulla base di alcuni resti fossili scoperti nel dicembre 2002. Il ritrovamento è stato reso noto per la prima volta da una pubblicazione del giornale Science il 19 novembre 2004. I resti consistono in un cranio, alcune costole, vertebre, articolazioni delle mani ed altre piccole ossa. La piccola scimmia a cui appartenevano i resti fossili è stata chiamata Pau, che in catalano signifa sia "Paolo" che "pace", in quanto la scoperta è stata annunciata durante alcune grandi manifestazioni contro la guerra in Iraq. Dall'analisi dei reperti risulta che il Pierolapithecus avesse sviluppato uno speciale adattamento alla vita arboricola, con caratteristiche morfologiche simili a quelle umane e delle grandi scimmie, anche se ancora miste ad altre più primitive. L'ipotesi che questa nuova specie sia stata progenitrice di tutte le moderne grandi scimmie rimane controversa a causa del suo ritrovamento in Spagna, mentre tutte le grandi scimmie esistenti vivono nel sud-est asiatico o in Africa, quest'ultimo il continente che ha visto la maggior parte dell'evoluzione delle grandi scimmie e dell'uomo. Tuttavia, il Mar Mediterraneo ha subito frequenti espansioni e contrazioni nel lontano passato, permettendo forse la dispersione di vita animale fra Africa ed Europa: il Pierolapithecus, quindi, potrebbe aver vissuto su entrambi i continenti. A causa di alcune caratteristiche del volto, è stato suggerito che questa specie sia ancestrale agli umani, agli scimpanzé e ai gorilla, ma non agli orangutan.


PLIOPITHECUS : FRA 13 E 12,5 MA
Il Pliopithecus è un genere di primate fossile del Miocene e Pliocene. Ia specie Pliopithecus è stato scoperta nel 1837 da Edward Lartet da fonti fossili scoperte a Sansan nel Gers. Sembra che in europa e in Asia questo primate si sia diffuso molto piu’ tardi , molto meno in Africa. Esclusivamente vegetariano, mangiava foglie e frutti. E 'misurava da 20 a circa 40 cm e il suo aspetto era diverso da quello dei gibboni attuali, anche se le sue braccia non erano così eccessivamente lunghe come quelle dei rappresentanti moderni In precedenza, questo specie è stata considerata un antenato diretto dei gibboni, che li ricorda dall'aspetto. Ora, considerati nel loro insieme catarrine ,depositi fossili sono stati scoperti nel Fayum in Egitto, sono in tal modo il ramo di scimmie più primitive.




SIVAPITHECUS : 12,5 MA
Il Sivapithecus (precedentemente noto anche come Ramapithecus) è un genere estinto di primati. Resti fossili attribuiti a questo genere, databili da 12.5 a 8.5 milioni di anni fa (Miocene), sono stati rinvenuti sin dal XIX secolo nello Shivalik, regione montuosa situata tra India e Pakistan. Ognuna delle specie incluse in questo genere potrebbe essere stata la diretta antenata dei moderni orangutan. Al momento sono tre le specie generalmente riconosciute. I fossili di Sivapithecus indicus datano da circa 12.5 milioni a 10.5 milioni di anni fa, mentre il Sivapithecus sivalensis visse tra 9.5 e 8.5 milioni di anni fa. Nel 1988 una terza specie, significamente più grande, fu rinvenuta e le venne assegnato il nome di Sivapithecus parvada (databile a circa 10 milioni di anni fa). Nel 1982 David Pilbeam pubblicò la descrizione di una significativa scoperta fossile - parte della faccia e della mascella di un Sivapithecus. L'esemplare mostrava molte similarità con il cranio degli orangutan e rafforzò la teoria (precedentemente suggerita da altri) che il Sivapithecus fosse strettamente imparentato con queste moderne grandi scimmie. Le specie rinvenute nello Shiwalik e un tempo assegnate al genere Ramapithecus sono oggi considerate appartenere, dalla maggioranza dei ricercatori, ad una o più specie di Sivapithecus. Il Ramapithecus non è più ritenuto un possibile antenato del genere umano. Il primo rinvenimento incompleto di Ramapithecus avvenne in Nepal, sulle rive del fiume Tenau, nel 1932. Lo scopritore (G. Edward Lewis) sostenne che la mascella era più simile a quella umana di ogni altro fossile di scimmia allora conosciuto. Negli anni Sessanta queste affermazioni furono resuscitate e la teoria maggiormente considerata al tempo faceva risalire la separazione fra la linea evolutiva umana e quella delle altre scimmie a circa 15 milioni di anni fa. Successivi studi biochimici hanno incrinato questa valutazione, suggerendo che vi fu prima una separazione tra gli antenati degli orangutan e quelli di scimpanzé, gorilla e umani. Al momento si ritiene che la specie umana si sia separata definitivamente dalle altre scimmie africane circa 5 milioni di anni fa, non 15 o 25. Intanto, esemplari più completi di Ramapithecus sono stati rinvenuti nel 1975 e nel 1976, tutti con molte meno caratteristiche "umane" di quanto pensato fino ad allora. La somiglianza aumentava invece con il Sivapithecus (il cui nome tassonomico, essendo più vecchio, prese la priorità), ed erano sicuramente membri dello stesso genere. Secondo alcuni, i resti di Ramapithecus non sarebbero altro che esemplari femmina di Sivapithecus. È probabile che queste specie si fossero già separate dai comuni antenati di scimpanzé, gorilla e umani, anche se i resti fossili di questo presunto antenato comune non sono stati ancora rinvenuti.

DRYOPITHECUS : 12 MA
Il Dryopithecus (driopiteco) è una scimmia antropomorfa estinta i cui resti furono trovati per la prima volta nel sud della Francia nel 1856. Essa rappresenta il primo fossile noto di scimmie antropomorfe. Dryopithecus è stato a lungo ritenuto un antenato dell'uomo, ma attualmente si pensa sia più simile alle Ponginae. Dryopithecus visse tra il Miocene medio ed il Miocene superiore in Europa (oltre alla Francia, è stato trovato in Spagna e Ungheria.



ANOIAPITHECUS BREVIROSTRIS : 11,9 MA
Anoiapithecus brevirostris è un primate del Miocene (11,9 milioni di anni fa). (genere Anoiapithecus, Griphopithecus)Il nome del genere fa riferimento a L'Anoia, la località catalana in cui è stato trovato l'olotipo. Il nome della specie indica che il volto di questo primate è caratterizzato da un prognatismo molto ridotto, come nel genere Homo. L'olotipo, consistente nei resti parziali delle ossa della faccia e della mandibola, è stato soprannominato Lluc.



 
OURANOPITHECUS MACEDONIENSIS : 10,5 MA
Ouranopithecus macedoniensis, A volte chiamato Graecopithecus freybergi, era un ominide preistorico, questa specie si trovava in
Grecia e’ datata al tardo Miocene. e’possibile che O. macedoniensis faceva parte delle dryopithecine. Comunque, O. macedoniensis sembra essere più strettamente correlato all’ orango nella sottofamiglia Ponginae mentre la maggior parte delle Dryopithecinae sono più strettamente collegate alle grandi scimmie in Homininae e alcuni sono considerati al di fuori delle scimmie. Un tratto distintivo che Ouranopithecus condivide con gli umani e le altre moderne scimmie africane è il Seno frontale, Una cavità nella fronte. Alcuni ricercatori ritengono possibile che O. macedoniensis è stato l'ultimo antenato comune delle grandi scimmie africane e degli umani. O. macedoniensis aveva una grande faccia larga con una sopraorbita prominente . Aveva anche le orbite di forma quadrata. O. macedoniensis può aver avuto una dimensione relativa del corpo di grandi dimensioni. O. Macedoniensis aveva la copertura dello smalto abbastanza spessa e cuspidi basse. Il dimorfismo sessuale è evidente dai denti maschili, O. macedoniensis aveva grandi denti canini con taglio basso premolari. Basato sulla superficie costellata del secondo molare di Ouranopithecus macedoniensis, Si presume che la sua dieta consisteva in cibi più duri, come frutta a guscio o tuberi.

CHORORAPITHECUS ABYSSINICUS : FRA 10 E 10,5 MA
Chororapithecus abyssinicus è stata un scimmia che ha vissuto circa 10-10.5 milioni di anni fa, durante il
Miocene. Si crede essere la più antica specie di gorilla. La sua esistenza indica che l'ultimo comune antenato tra gli ominidi/scimpanzé e gorilla potrebbe essere vissuto piu di 10-11 milioni di anni fa, è almeno 2 milioni di anni prima rispetto alla data precedente si pensa ci sia una divergenza di circa 8 milioni di anni fa.L'unica prova del ritrovamento di questo scimmia estinta è attualmente nove denti fossili di almeno tre persone, recuperati presso il Chorora che corre lungo il sud della depressione di afar Etiopia (stesso luogo dove i resti di Lucy sono stati scoperti nel 1974). Analisi di otto molari (2 di loro sono frammenti) e un dente canino dimostrano che la loro struttura è in parte simile al gorilla moderno. I ricercatori hanno confrontato la composizione dei denti di altre scimmie attuali e fossili, e hanno concluso che i nuovi fossili scimmia forse erano una specie di gorilla che mangiava per lo più un alto contenuto di fibre, e che le specie fossili, probabili 'diretti antenati' del gorilla che attualmente vivono in Africa. In alternativa, l'idea che i reperti si trovano dove sono i resti dei primi ominidi non è stata esclusa del tutto.


NAKALIPITHECUS NAKAYAMAI : 10MA
Nakalipithecus nakayamai è una scimmia preistorica che viveva nella regione del kenya all'inizio all’inizio del Miocene, 10 milioni di anni fa (mya). E 'il
Tipo di specie del nuovo Genere Nakalipithecus. Questa scimmia è stata descritta da un mascella fossile e undici denti isolati scavata nel 2005 da un team di ricercatori giapponesi in Kenya in depositi di fango nella regione del Nakali nel nord Kenya's Rift Valley Province, dando il nome scientifico del suo genere che significa "scimmia Nakali".I denti fossili erano coperti da uno spessore di smalto, il che suggerisce che la dieta di questo androide include una notevole quantità di oggetti duri, probabilmente noci o semi . Secondoi ricercatori della Kyoto University, la specie Nakalipithecus è molto vicino al ultimo antenato comune del gorilla, scimpanzé e ominidi. Può pertanto essere considerato un membro delle Homininae, Prima della loro divisione in tre rami. Al Nakalipithecus assomiglia anche il genere Ouranopithecus, Un altro ominide preistorico specie che si trovavano in Grecia e Turchia.




OREOPITHECUS BAMBOLI : 8,5 MA
Oreopithecus bambolii è una piccola scimmia antropomorfa vissuta circa 8,5 milioni di anni fa. In seguito a degli scavi presso la centrale termoelettrica di
Fiume Santo, nelle vicinanze di Porto Torres (SS), il dottor Mario Doria e Marzio Lamberti, due patiti esploratori, scoprono dei frammenti ossei. Li consegnano al professor Sergio Ginesu ed alla dottoressa Stefania Sias della Facoltà di Scienze Naturali di Sassari, i quali, in collaborazione con l'Università di Liège e con il professor Jean Marie Cordy, hanno stabilito un'età per i fossili di circa 8,5 milioni di anni.I resti consistono in un frammento di mandibola con qualche dente attaccato e qualcun altro sparso, trovati a cinque metri di profondità. L'essere a cui appartengono i resti viene chiamato familiarmente "Proto".L'unico altro sito certo in cui tali resti sono venuti alla luce è quello del borgo minerario di Baccinello, vicino Grosseto, nel cui territorio si trova Montebamboli (che dà il nome alla specie). Qui, nel 1958 è stato scoperto uno scheletro particolarmente completo, anche se schiacciato, di Oreopiteco: il reperto toscano viene oggi chiamato familiarmente "Sandrone". I resti vengono descritti per la prima volta da P. Gervais nel 1872, ma una vera interpretazione arriva dal professor Johannes Hürzeler del Museo di Storia Naturale di Basilea nel 1965, secondo il quale "Sandrone" appartiene al ramo delle scimmie antropomorfe, la qual cosa viene confermata dai ritrovamenti di Fiume Santo. Inoltre l'Oreopiteco, alto circa 1,10 metri, era bipede anche se manteneva tratti arboricoli. L'Oreopithecus bambolii discende probabilmente dal Nyanzapithecus trovato nel Lago Vittoria in Kenya, datato 14 milioni di anni fa. Si ipotizza che questa scimmia raggiunse il territorio europeo attraverso la Sardegna per poi proseguire per la Toscana, all'epoca ancora unite. L'evoluzione particolare della scimmia viene attribuita all'insularità del suo habitat : è risaputo che specie viventi su isole hanno storie biologiche diverse da quelle terrestri.



MESOPITHECUS : 7,5 MA
Mesopithecus ( "scimmia di mezzo") è un genere estinto di
Scimmie del Vecchio mondo che ha vissuto in Europa e in Asia occidentale 7 a 5 milioni anni fa. Un tempo si pensava che potesse essere un antenato del grigio langur, Ma uno studio più recente fa ritenere che essi siano più strettamente legati alla naso camuso scimmie e doucs. Il Mesopithecus somigliava a un moderno macaco, Con una lunghezza del corpo di circa 40 centimetri. Si e’ adattato a lunhe passeggiate e,in possesso di un sottile corpo con lunghi, arti muscolosi e flessibili dita. I suoi denti suggeriscono che in primo luogo mangiava foglie morbide e frutta.


SAHELANTROPUS TCHADENSIS : FRA 7 E 6 MA
Sahelantropus tchadensis è una
specie di ominide risalente a 6 o 7 milioni di anni fa, cioè tra i primi antenati dell'uomo. Il 19 luglio 2001 lo studente universitario Ahhounta Djimdoumalbaye, facente parte di un team di paleontologi e geologi coordinati da Michel Brunet dell'Università di Poitiers (Francia), trova un cranio fossile di una nuova specie di ominide nel deserto del Djurab nel Ciad. In seguito il team riporta alla luce anche una mandibola con alcuni denti, e si tratta della prima scoperta del genere nell'Africa centrale. L'anno successivo, l'11 luglio, la rivista scientifica Nature presenta ufficialmente il fossile a cui viene dato il nome Sahelantropus tchadensis: sia il nome del genere che della specie sono unici, perché unici sono i tratti del teschio e della mandibola. Ma subito le autorità del Ciad battezzano l'ominide "Toumaï", che in lingua Goran significa "speranza di vita" e di solito la parola viene usata per indicare i bambini nati prima della stagione delle piogge. I resti vengono datati fra i 6 ed i 7 milioni di anni fa, e quindi si trovano agli albori della linea evolutiva che ha portato all'uomSahelantropus tchadensis è una specie di ominide risalente a 6 o 7 milioni di anni fa, cioè tra i primi antenati dell'uomo. Il 19 luglio 2001 lo studente universitario Ahhounta Djimdoumalbaye, facente parte di un team di paleontologi e geologi coordinati da Michel Brunet dell'Università di Poitiers (Francia), trova un cranio fossile di una nuova specie di ominide nel deserto del Djurab nel Ciad. In seguito il team riporta alla luce anche una mandibola con alcuni denti, e si tratta della prima scoperta del genere nell'Africa centrale. L'anno successivo, l'11 luglio, la rivista scientifica Nature presenta ufficialmente il fossile a cui viene dato il nome Sahelantropus tchadensis: sia il nome del genere che della specie sono unici, perché unici sono i tratti del teschio e della mandibola. Ma subito le autorità del Ciad battezzano l'ominide "Toumaï", che in lingua Goran significa "speranza di vita" e di solito la parola viene usata per indicare i bambini nati prima della stagione delle piogge. I resti vengono datati fra i 6 ed i 7 milioni di anni fa, e quindi si trovano agli albori della linea evolutiva che ha portato all'uomo moderno, come i resti di Ardipithecus kadabba ed Orrorin tugenensis. "Toumaï", secondo gli studiosi, possiede una scatola cranica molto simile a quella delle scimmie, mentre la faccia ed i denti sono più simili a quelli umani, trovandosi quindi ad un "bivio" evolutivo.I resti fanno pensare a delle dimensioni corporee simile a quelle degli odierni scimpanzé, per cui alcuni studiosi preferiscono parlare Sahelpithecus, ma la mancanza di altri reperti non chiarisce se fosse o meno bipede.o moderno, come i resti di Ardipithecus kadabba ed Orrorin tugenensis. "Toumaï", secondo gli studiosi, possiede una scatola cranica molto simile a quella delle scimmie, mentre la faccia ed i denti sono più simili a quelli umani, trovandosi quindi ad un "bivio" evolutivo.I resti fanno pensare a delle dimensioni corporee simile a quelle degli odierni scimpanzé, per cui alcuni studiosi preferiscono parlare Sahelpithecus, ma la mancanza di altri reperti non chiarisce se fosse o meno bipede.


ORRORIN TUGENENSIS : 6 MA
Orrorin Tugenensis: Nel
2001 un team franco - keniota, guidato da Martin Pickford e Brigitte Senut, porta alla luce i resti fossili di una nuova specie di ominide, battezzata Orrorin tugenensis, prendendo il nome dalla parola kenyota Orrorin che significa "uomo originale" e dalla zona dove è stata scoperta, la regione chiamata Tugen Hills, in Kapsomin (Kenya).Datazione: 6 milioni di anni . Località: Africa orientale.Lago Baringo (Kapsomin),Statura:da 1,20 m. i caratteri del femore indicano che, quando era sul terreno, Orrorin camminava in posizione eretta.





ARDIPITHECUS KADABBA : FRA 6E 5,5 MA
Ardipithecus kadabba. In realtà la scoperta, di alcuni denti fossilizzati, è avvenuta l'anno precedente nella località di Asa Koma ("collina rossa" in amarico), lungo il margine occidentale del medio Awash, a 289 chilometri da
Addis Abeba, ma è servito del tempo per analizzare il ritrovamento. Il dottor Yohannes Haile-Selassie del Museo di Storia Naturale di Cleveland, appartenente al team di cui sopra, è contrario alla teoria vigente secondo la quale il kadabba sarebbe una sottospecie dell'Ardipithecus ramidus. Infatti il ritrovamento nel 2002 sempre ad Asa Koma (Etiopia) di una mascella e di sei denti del kadabba, permette a Haile-Selassie di sostenere che quest'ultimo sia molto più antico. I reperti infatti sono stati estratti da depositi di roccia vulcanica datata con il metodo Argo/Argo tra i 5,54 e i 5,77 milioni di anni, mentre la specie Ardipithecus ramidus viene datata a 4,4 milioni di anni fa: ecco perché l'Ardipithecus kadabba può essere considerata specie ben distinta. Il dottor Haile-Selassie descrive il kadabba come la probabile prima specie del ramo umano subito dopo la separazione evolutiva dalle linee che l'uomo ha in comune con scimpanzé e bonobo. L'Ardipithecus kadabba mostra la postura eretta e la dimensione di un odierno scimpanzé; possiede lunghi canini usati probabilmente utili per combattere, come ancora oggi fanno molte scimmie. Altri ritrovamenti, però, sono datati allo stesso periodo del kadabba: il Sahelanthropus tchadensis, ritrovato nel 2002 in Ciad, e l' Orrorin tugenensis, scoperto in Kenya nel 2001. Secondo il dottor Haile-Selassie i denti dei tre sarebbero molto simili e proverebbero l'appartenenza alla stessa specie, ma l'analisi trova obiezioni nel mondo scientifico.

ARDIPITHECUS RAMIDUS : 4,5 MA
L'Ardipithecus ramidus è un
ominide scoperto nel 1992-1993 nel sito di Asa Koma, nella valle del medio Awash, in Etiopia. Il merito della scoperta va a Tim White e a due suoi allievi, Berhane Asfaw e Gen Suwa. I resti ritrovati di Ardipithecus ramidus (ARA-VP siti 1, 6 e 7) risalgono a circa 4 milioni e mezzo di anni fa. Si tratta di 17 individui differenti. Tra i fossili i denti di diversi individui, una parte della mascella inferiore di un bambino, i frammenti di un cranio e parti delle ossa del braccio di tre individui differenti. Le ossa delle articolazioni superiori, in particolare, rivelano delle caratteristiche anatomiche più vicine ai Primati non umani che al genere Homo. Si tratta in effetti di una specie molto prossima alle scimmie, nell'aspetto come nelle abitudini. Recenti scoperte hanno permesso di porre questa specie in continuità filogenetica con il Genere Homo, dunque Ardipithecus sarebbe, in senso evolutivo nostro diretto antenato. Il 2 ottobre 2009 viene pubblicata una ricerca dalla rivista Science, da uno studio svolto in Messico condotto dall’americano Giday WoldeGabriel, che afferma il ritrovamento e la ricostruzione parziale di uno scheletro femminile di Ardipithecus ramidus datato a più di 4,5 milioni di anni fa vissuta nell'Etiopia pesava sui 50 chili e alta 120 centimetri. Questo è il più antico ominide ritrovato, camminava in forma eretta, sapeva anche arrampicarsi sugli alberi e era onnivora.

Australopithecus
La specie più antica che conosciamo è quella dell'
australopiteco, cioè le scimmie dell'emisfero australe, che quasi sicuramente vissero in Tanzania ed in Etiopia per almeno 3 milioni di anni, finché non si estinsero circa 1 milione di anni fa. L'australopiteco non era capace di costruire utensili, ma utilizzava ciottoli per scopi semplici come spezzare o percuotere; inoltre faceva vita di gruppo, dava la caccia ad animali di piccola stazza e raccoglieva uova e semi.

AUSTRALOPITHECUS ANAMENSIS : 4,1 MA
L'Australopithecus anamensis è una specie di
ominidi del genere Australopithecus ed è il primo ad avere delle caratteristiche in qualche modo riconducibili a quelle umane: sia la forma dei denti che quella delle ossa sono un indizio della loro attitudine a camminare eretti. I primi resti di questa specie vennero scoperti da Bryan Patterson nel 1965 a Kanapoi in Kenya, dove venne scoperta la parte inferiore dell'omero sinistro di un braccio (class. 'KP 271, 4 milioni di anni). Nel 1994 due paleoantropologi dell'equipe di Meave Leakey scoprirono nella stessa zona altri resti. Peter Nzube rinvenne una mascella inferiore con tutti i denti (class. KP 29281, 4 milioni di anni). Kamoya Kimeu scoprì una tibia (class. KP 29285, 4,1 milioni di anni), mancante del terzo centrale dell'osso. Quest'ultimo ritrovamento costituirebbe la prova più importante della capacità di questa specie di essere bipede.

KENYANTHROPUS PLATYOPS : 3,5 MA
Il Kenyanthropus platyops fu scoperto da
Justus Erus dell'equipe di Meave Leakey, nel 1999 a Lomekwi in Kenia. I resti fossili ritrovati (molto deformati) appartenenti a questa una nuova specie, consistono in un cranio molto largo e dalla faccia piatta, provvisto di piccoli denti. L'età stimata è di 3,5 milioni di anni. la particolarità di questo ritrovamento è che alcuni elementi come il volume del cervello lo rendono simile agli altri australopitechi. Altri elementi invece lo rendono assimilabile agli altri fossili di Homo habilis. In particolare poi è stata sottolineata la somiglianza della morfologia cranica con il più recente Homo rudolfensis, ma i legami tra questi due ominidi sono da chiarire.

AUSTRALOPITHECUS AFARENSIS : FRA 4 e 3 MA
L'Australopithecus afarensis è una
specie, ora estinta, di Ominidi del genere Australopithecus. La specie fu identificata a seguito di una serie di ritrovamenti di fossili nella regione di Afar in Etiopia da parte di Donald Johanson e della sua squadra, nella prima metà degli anni Settanta. Nel 1973 Donald Johanson rinvenne i resti del corpo di un Australopithecus, (dal latino auster, "sud", e dal greco pithecos, "scimmia") comprendenti parti di entrambe le gambe, inclusa una articolazione, risalenti a 3,4 milioni di anni fa. Originariamente sembrava che il ritrovamento riguardasse un bambino, ma successivamente si scoprì che si trattava di un individuo adulto. Il 30 novembre 1974, ad Afar, in Etiopia, Yves Coppens, Donald Johanson, Maurice Taïeb e Tom Gray rinvennero i resti di un esemplare di femmina adulta, che venne chiamata Lucy, dell'età apparente di 25 anni, vissuta almeno 3,2 milioni di anni fa. I resti comprendevano il 40% dello scheletro. Particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse bipede. Lucy, così chiamata dai suoi scopritori in onore della canzone Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, in amarico è Dinqinesh e significa "Tu sei meravigliosa". Il suo nome in codice è A.L. 288. Era alta 1,07 metri, piuttosto piccola per la sua specie, e pesava probabilmente tra i 29 e i 45 kg. Questa piccola donna ha denti simili a quelli umani, ma il cranio è ancora scimmiesco,capacità cranica tra i 375 e i 500 cc. Morì sulle rive di una palude, probabilmente di sfinimento, e miracolosamente nessun predatore ne sbranò i resti, disperdendone le membra, così che il corpo, sommerso dal fango, nel corso dei millenni si fossilizzò fino a diventare roccia. Dopo milioni di anni il suo scheletro è ritornato alla luce intatto e ci offre una preziosa testimonianza sulla costituzione fisica degli ominidi di quel periodo. Pur essendo perfettamente adatta alla camminata bipede, conduceva ancora una vita in parte arbicola. Si può pensare che salisse sugli alberi per cercare rifugio dai predatori o per trascorrere la notte. Era più piccola del maschio. Si pensa che avesse una vita sociale e vivesse in un gruppo formato da adulti e bambini. I suoi denti erano adatti a un'alimentazione onnivora, basata sulla raccolta di vegetali e la cattura di insetti e lucertole.

AUSTRALOPITHECUS BAHRELGHAZALI : FRA 3,5 e 3 MA
Australopithecus bahregazali.Nel 1994, il prof. Michel Brunet ha iniziato la sua ricerca alla fine della guerra civile in Ciad. Nel 1995, ha scoperto una mascella di eta’ superiore, L'Australopithecus bahregazali l’epoca in cui e’ vissuto va dai 3 ai 4 milioni anni. Bahr el Gazal deriva dalla parola araba latinizzata Bahr el Ghazal , il che significa gazzella di fiume.La scoperta si chiama Abel, in omaggio al suo amico,paleontologo,Abel Brillanceau mori di malaria nel 1889 durante la loro spedizione alla caccia di ominidi in camerun.

AUSTRALOPITHECUS AFRICANUS : FRA 3 e 2 MA
L'Australopithecus africanus è una specie di ominidi del genere
Australopithecus. Molto prima che Donald Johanson e Meave Leakey incominciassero la loro opera di paleoantropologi in Africa, Raymond Dart e Robert Broom avevano scoperto la specie di ominidi nota come Australopithecus africanus. La prima scoperta fu fatta nel 1924 a Taung in Sudafrica. Il "Bambino di Taung" era un cranio fossile completo di mascelle e di denti. L'età di questo fossile venne stimata tra i 2 e i 3 milioni di anni. I denti dimostrano che si tratta di un bambino di 5 o 6 anni, ma considerando che gli umani maturano meno velocemente forse ne aveva soltanto 3. Il volume del cervello era di 410 cc, e da adulto poteva arrivare ad un volume di 440 cc. Il suo cranio era molto arrotondato mentre i canini erano piccoli, distinguendosi dalle scimmie. La posizione più avanzata del foro occipitale, che nelle scimmie è situato dietro la testa, fece supporre Raymond Dart che questa specie fosse bipede. Nonostante la fama raggiunta dalla scoperta, la sua interpretazione venne rifiutata dalla comunità scientifica fino alla metà degli anni Quaranta, quando vennero scoperti fossili simili. Nel 1936 Robert Broom rinvenne a Sterkfontein il secondo fossile di questa specie. La scoperta consisteva in parte delle ossa del volto, della mascella superiore e frammenti della scatola cranica. Questo esemplare prima di essere riconosciuto come Australopithecus africanus venne chiamato Plesianthoropus transvaalensis ossia "prossimo all'uomo". L'opera di ricerca di Robert Broom a Sterkfontein continuò e nel 1947 scoprì Mrs Ples, che a dispetto del nome era un maschio adulto, risalente a 2.5 milioni di anni. Il teschio ritrovato era in buone condizioni ed il volume del cervello era di 485 cc. Nello stesso anno Robert Broom e J.T. Robinson trovarono una colonna vertebrale quasi completa, l'osso pelvico, diversi frammenti di costole, e parte di un femore di un esemplare adulto di femmina molto piccolo (un esempio di dimorfismo sessuale), datati 2,5 milioni di anni. L'osso pelvico è più allungato rispetto a quello delle scimmie, costituendo un'altra prova del bipedismo di queste specie. Lee Berger, si è convinto studiando l'articolazione del ginocchio che l'andatura di A. africanus era più vicina al modello delle scimmie antropomorfe di quanto non lo fosse quella di Lucy e così ha respinto l'idea secondo la quale l'Australopithecus afarensis avrebbe dato origine all'A. africanus.

AUSTRALOPITHECUS GARHI : 2,5 MA
L'Australopithecus garhi è una
specie, ora estinta, di Ominidi del genere Australopithecus.Nella zona del fiume Awash nel deserto Afar, in Etiopia, dov'erano già stati scoperti i resti dell'Australopithecus afarensis, ne sono stati scoperti dei resti fossili risalenti a 2,5 milioni di anni fa. L'essere a cui i resti appartengono è stato chiamato Australopithecus garhi, dove la parola "garhi" nella lingua afar ha il significato di "sorpresa". Nel 1996 l'équipe guidata dai paleontologi J. Desmond Clark e Tim D. White della Università di California a Berkeley porta alla luce le ossa di un braccio e di una gamba del piccolo ominide, insieme ad altri frammenti dello scheletro. Nel 1997, Yohannes Haile-Selassie, un altro paleontologo del gruppo, scopre a 275 metri di distanza i frammenti di un cranio e di una mascella. I resti sono poi studiati dal gruppo di ricerca dell'etiope Berhane Asfaw, del Rift Valley Research Service. Secondo gli studiosi, A. garhi possiede caratteristiche sia umane che scimmiesche. Mentre il volto e la mascella sono tipici delle scimmie australopitecine, i denti hanno dimensioni tali da renderli molto simili a quelli umani. Così come il lungo femore, caratteristica umana, si accosta a lunghi avambracci, caratteristica invece degli australopiteci. Dai resti degli otto individui ritrovati, si è stabilito che A. garhi non fosse più alto di un metro e quarantacinque centimetri. Nello stesso sito del ritrovamento, Jean de Heinzelin, dell'Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique, ha scoperto numerosi resti di cavalli, antilopi ed altri animali con evidenti segni lasciati da utensili. Lo studioso ipotizza così che A. garhi avesse già quelle prerogative del genere Homo, come la macellazione sistematica delle prede, che non si ritenevano esistenti prima di 1,8 milioni di anni fa.


AUSTRALOPITHECUS AETHIOPICUS : 2.5 MA
Australopithecus aethiopicus è un
ominide del genere Paranthropus. Data la somiglianza con il genere Australopithecus viene anche chiamato Australopithecus aethiopicus Venne scoperto da Alan Walker nel 1985 tra i sedimenti della formazione di Nachukui, nelle prossimità occidentali del lago Turkana in Kenya. Il cranio ritrovato risale a 2,5 milioni di anni ed è conosciuto nella comunità scientifica come "black skull" cioè cranio nero dal colore impresso al fossile dalla presenza dell'elevato contenuto di manganese. Si tratta di un reperto abbastanza completo che evidenzia una capacità cranica di 410 cm3 che è più piccola rispetto ad altri ominidi. Dai pochi dati a disposizione si deduce un ominide alto circa 1,50 m o 1,60 m, con una calotta cranica piuttosto piccola, bassa e allungata, dalla capacità di circa 410 cm3 vale a dire leggermente inferiore a quella di altri Paranthropus.I lineamenti del cranio nero richiamano una serie di caratteristiche vicine a quelle dell'Australopithecus afarensis mentre altre sono più simili alle forme delle varianti più robuste.

AUSTRALOPITHECUS BOISEI : FRA 1,7 E 1,4 MA
L'Australopithecus boisei è una specie di ominide del genere
Australopithecus. Il primo fossile di Australopithecus boisei, inizialmente classificato come Zinjanthropus, venne identificato da Mary Leakey nel 1959 nella gola di Olduvai in Tanzania. Il fossile (OH 5), comprendeva un teschio completo, risalente a circa 1,8 milioni di anni. Il volume del cervello probabilmente poteva arrivare a 530 cc. Louis Leakey ipotizzò che questo esemplare potesse essere in qualche modo collegato al genere umano. La comunità scientifica non condivide il suo giudizio. Richard Leakey, figlio di Louis e Mary, negli anni 1969 e 1970 scoprì altri due fossili appartenenti alla stessa specie, entrambi nei pressi del lago Turkana in Kenia. Il primo, KNM-ER 406, era un cranio mancante dei denti, risalente a 1,7 milioni di anni, con una capienza cranica di 510 cc. Il secondo, KNM-ER 732, si dimostrò di dubbia attribuzione. Alcune sue caratteristiche lo rendevano più vicino all'Homo habilis, ma le dimensioni del cranio, appena 500 cc., lo rendevano profondamente diverso.Alcuni scienziati hanno ipotizzato che tale differenza sia da attribuire ad un caso di dimorfismo sessuale.L'ultimo esemplare appartenente a questa specie, KGA10-525, venne trovato da Awoke Amzaye nel 1993 a Konso in Etiopia. Il fossile era costituito da molti frammenti del teschio, compresa la mascella inferiore.La sua età geologica è di 1,4 milioni di anni. Il volume dell'encefalo era di circa 545 cc., mentre alcuni dei suoi tratti lasciano pensare che questo esemplare rappresenti una variazione nella linea evolutiva in questa specie.

AUSTRALOPITHECUS ROBUSTUS : FRA 2 E 1,5 MA
Australopithecus robustus,Il primo esemplare di Australopithecus robustus venne scoperto da
Gert Terblanche, uno studente, nel 1938 a Kromdraai in Sudafrica, il paese in cui sono stati scoperti anche gli altri esemplari conosciuti. TM 1517, noto in passato come Paranthropus robustus, consisteva in alcuni frammenti di teschio con inclusi cinque denti e pochi altri frammenti dello scheletro. Fourie nel 1950 scoprì a Swartkrans un altro cranio, classificato oggi come SK 48, ed in passato come Paranthropus crassidens. L'esemplare era probabilmente una femmina adulta vissuta 1,5-2 milioni di anni fa. Eurydice (class. DNH 7), invece, venne scoperta da Andrè Keyser nella cava di Drimolen. Anche il terzo fossile era di un esemplare di sesso femminile, vissuto circa 1.5-2 milioni di anni fa. Esso è composto dal cranio e dalla mascella inferiore. A poco distanza venne trovata anche la mascella inferiore di un maschio adulto della stessa specie.



GIGANTOPITHECUS : 1 MA
Il gigantopiteco (gen. Gigantopithecus) è un animale estinto appartenente all'
ordine dei primati, vissuto nel Pleistocene. Apparve all'incirca 1 milione di anni fa e si estinse all'incirca 300 mila anni fa. Si pensa che condivise con l'Homo Erectus l'ambiente nel quale visse, dove oggi si colloca il sudest asiatico.I reperti fossili sembrano dimostrare che fu l'ominide più grande che abbia mai abitato il pianeta.Probabilmente era quadrupede ed erbivoro, con una dieta simile a quella dell'attuale panda gigante, basata sulle foglie di bambù e integrata magari con frutta di stagione.Anche se si ignora la causa della sua estinzione, si suppone che questa sia stata dovuta a cambi climatici ed alla competizione con specie meglio adattatesi, come uomini primitivi e panda. Basandosi sugli scarsi reperti trovati (denti di 2,5 cm di lato), si può pensare che i gigantopitechi arrivassero a misurare fino a 3 metri di altezza e fino a 500 Kg di peso, queste stime si basano sui paragoni che si fanno con i loro parenti più prossimi ancora esistenti, rappresentati dagli oranghi. Fu il paleontologo tedesco Ralph von Koenigswald che trovò i molari appartentenenti all'animale nella zona di Hong Kong nel 1935. Subito riconobbe che si trattava di un gigantesco primate, le sue ricerche proseguirono per quattro anni finché allo scoppio della seconda guerra mondiale fu fatto prigioniero, dovendo ovviamente interrompere gli studi.


Genere Homo
La prima specie del genere homo conosciuta è l' Homo habilis (ca 2 milioni di anni fa). Molto simile all'australopiteco, l' Homo habilis viene già ritenuto uomo per le sue abilità manuali: utilizzava infatti strumenti rudimentali per la caccia. Un'evoluzione arriva con l' Homo erectus (ca 1 - 1,5 milioni di anni fa). L' erectus ha posizione eretta e una maggior capacità intellettiva, testimoniata anche dal maggior sviluppo della tecnologia rispetto all'homo habilis.



HOMO HABILIS : FRA 2,5 E 1 MA
L'Homo habilis è una specie di ominide del genere
Homo, apparsa nel Pliocene. Le prime scoperte su questa specie vennero fatte dai coniugi Leakey nei primi anni Sessanta nella gola di Olduvai in Tanzania. Questo luogo si è rilevato particolarmente importante per il numero di frammenti ossei rinvenuti negli anni, appartenenti a molte specie diverse. Tra queste vi sono le tracce di alcuni ominidi che già due milioni di anni fa dimostravano di avere capacità "umane". Vicino ai loro resti sono stati trovati moltissimi manufatti di pietra dalla fattura elementare. Per questo motivo si sono meritati l'appellativo di "habilis". Dotato di una capacità cranica di circa 600-750 cm3, Habilis utilizzava i suoi strumenti per uccidere e squartare le carcasse di animali. Tali manufatti erano ancora abbastanza primitivi, ma il fatto che tali ominidi li costruissero implica delle importanti considerazioni: Habilis prefigurava la necessità futura di tali oggetti. Habilis sapeva scegliere i materiali disponibili per costruirli. Habilis possedeva l'abilità manuale e cognitiva per realizzarli secondo necessità. Si ritiene che l' Homo habilis fosse in grado di padroneggiare gli utensili di pietra del primo Paleolitico. Si trattava degli utensili più avanzati mai usati, e diedero all'H. habilis la capacità di prosperare in un ambiente ostile, in precedenza troppo pericoloso per i primati.È ancora controverso se l' H. habilis sia stato il primo ominide in grado di padroneggiare gli utensili di pietra, poiché fossili di Australopithecus garhi, datati 2,5 milioni di anni fa, sono stati ritrovati con frammenti di utensili in reperti più antichi di almeno 100.000-200.000 anni dell'H. habilis.La maggior parte degli esperti sostiene che l'intelligenza e l'organizzazione sociale dell' H. habilis fosse più sofisticata di quella degli australopitecidi e degli scimpanzé. Eppure, nonostante l'utilizzo di strumenti, l'H. habilis non era un abile cacciatore rispetto ad altre specie, poiché le tracce fossili hanno mostrato che, nella sua dieta, mancavano predatori di grandi dimensioni come il Dinofelis, un felino con i denti a sciabola delle dimensioni di un giaguaro. Sembrerebbe quindi che l' H. habilis utilizzasse gli utensili soprattutto per strappare la carne della preda, piuttosto che per difesa o per cacciare.



HOMO RUDOLFENSIS : 2 MA
L'Homo rudolfensis è un
ominide vissuto circa 2 milioni di anni fa in Africa, in concomitanza con l'Homo habilis. Esso non ebbe una lunga esistenza e fu nettamente soppiantato dal suo rivale evolutivo.Mentre l'Homo habilis riusciva a fabbricare strumenti con una certa facilità ed era più propenso al miglioramento delle proprie caratteristiche, l'Homo rudolfensis non riuscì veramente ad adattarsi all'ambiente e sparì dalla scena in poche centinaia di migliaia di anni. I resti che permangono a disposizione degli studiosi sono davvero pochi, e ciò quindi non ci permette di capire chiaramente quale aspetto avesse e come si comportasse in società. Era comunque molto simile all'habilis per aspetto e comportamenti, al punto che fu considerato rientrare nella variabilità di questo e a questo unificato come specie; ma si ritiene che fu proprio l'habilis la causa principale della sua estinzione. La sua classificazione e’ emblematica delle problematiche della paleontologia: classificato alla scoperta come specie a se’, e’ stato poi fatto rientrare nella variabilita’ di h.sapiens,quindi riconsiderato specie a se’. Il dibattito non si ferma tuttavia qui: poiche’secondo alcuni studiosi il rudolfensis e l’habilis potrebbero rientrare nella variabilita’ del genere australopithecus, e d’altra parte il cranio del primo presenta molte affinita’ con il precedente kenyanthropus platyops, l’attribuzione del rudolfensis e’ ancora da definire tra 3 generi(australopithecus,homo e kenyanthropus.



HOMO ERGASTER : FRA 2 MA E 600.000 A
L'Homo ergaster (capace di attività lavorativa) visse probabilmente tra i due milioni ed un milione di anni fa. Si stabilì in molte zone del
continente africano, comprese tra l'Africa orientale ed il Sudafrica. Forse condivise alcuni di questi luoghi con altre specie, come l'Homo habilis, che 1,8 milioni di anni fa era ancora presente presso la Gola di Olduvai. La dizione di Homo ergaster è applicata a fossili a cui talvolta ci si riferisce più generalmente anche con il nome di Homo erectus o Homo heidelbergensis. La terminologia H. ergaster è spesso riservata alle popolazioni di Homo erectus che vivevano in Africa; il termine Homo erectus si riferisce ai reperti asiatici, mentre l' Homo heidelbergensis è ormai considerato una specie separata, anche se discendente dall'H. ergaster, in base alle diversi dimensioni del cervello e alla struttura più robusta. La sua corporatura, dimensioni e proporzioni, era simile alla nostra, mentre la distanza dagli australopiteci e gli altri homo era abbastanza marcata. "Turkana boy" (KNM-WT 15000), lo scheletro di un bambino di 10 anni è la prova più importante. La corporatura di questo bambino corrispondeva a quella di un ragazzo moderno più grande di 1 o 2 anni (più in basso nel testo). Il volume encefalico dell'Homo ergaster era maggiore che negli altri ominidi, che in alcuni casi meglio conservati è: 804 cc, 850 cc e 900 cc. In termini relativi questo risultato va ridimensionato. Il cervello dell'Homo ergaster cresce in proporzione al corpo, quindi non si verifica nessun progresso significativo rispetto all'Homo habilis. Tuttavia si verificò un notevole balzo in avanti delle capacità cognitive . Secondo alcuni questo cambiamento fu maggiore nei maschi che nelle femmine, soprattutto riguardo al senso dell'orientamento, alla capacità di ricordare luoghi o la posizione degli oggetti.



HOMO ERECTUS : FRA 2 MA E 300.000
L'Homo erectus (dal
latino "erectus" = che sta dritto) è una specie di ominidi estinta appartenente al genere Homo. La sua scoperta risale al 1891, quando nel giacimento di Trinil dell'isola di Giava Eugène Dubois rinvenne una calotta cranica, insieme ad un molare e un femore. Dalle conoscenze fino ad allora accumulate egli desunse che si trattasse di un uomo scimmia, per cui gli diede il nome di Pithecanthropus erectus. Oggi noi sappiamo tuttavia che l'Homo erectus, come è stato poi ribattezzato, era un ominide più evoluto rispetto al genere Australopithecus. Circa 1 - 1,5 milioni di anni fa si stabilì in Asia. La capacità cranica di questa specie è di poco superiore a quella dell'Homo ergaster, cioè varia dagli 813 cc e i 1059 cc. I manufatti prodotti dagli Homo erectus sono molto semplici: sembra che non conoscessero la tecnica acheuleana, come è emerso anche dai ritrovamenti fatti in Cina, dove tra i numerosi manufatti litici emersi non vi è presenza di bifacciali. Nel 2000 sono emersi una serie di fossili litici nella Cina meridionale, datati tra i 700.000 e gli 800.000 anni fa, che i due scopritori, Huang Weiwen e Rick Potts, propongono di assegnare al modo tecnico acheuleano (pur non essendo bifacciali). Tra le cause di questa mancata evoluzione tecnica vi può essere un impedimento oggettivo, come la mancanza di materiale utile per la costruzione di questi attrezzi o l'impossibilità della trasmissione di questa conoscenza da una generazione all'altra per un motivo a noi sconosciuto. Un'altra tesi più accattivante è che la colonizzazione dell'Asia sia antecedente alla scoperta delle asce a mano avvenuta in Africa e che i colonizzatori siano rimasti isolati dai loro cugini africani. Negli ultimi anni sono stati fatti degli importanti ritrovamenti che confermano tale ipotesi, anticipando di alcune centinaia di migliaia di anni la colonizzazione dell'Asia. Il più importante è un teschio ritrovato nel 2001 a Dmanisi in Georgia, risalente a 1,8 milioni di anni fa. Con un volume di 600 cc. è il fossile più antico ritrovato fuori dall'Africa; i suoi tratti somatici sembrano essere comuni a quelli degli Homo ergaster africani. Altri fossili sono stati trovati in Cina e a Giava, alcuni dei quali molto antichi, come un cranio infantile senza faccia, risalente a 1,8 milioni di anni e alcuni resti incompleti e deformati, provenienti dall'area di Sangiran, di 1,6 milioni di anni.



HOMO GEORGICUS : 1,8 MA
Homo georgicus è una specie di
ominide che è stato proposto nel 2002 per descrivere crani fossili e le mascelle che si trovano in Dmanisi, Georgia nel 1999 e nel 2001, questi sembrano intermedi tra Homo habilis e H. erectus. Uno scheletro parziale è stato scoperto nel 2001. I fossili sono datati circa 1,8 milioni di anni. I resti sono stati scoperti nel 1991 dallo scienziato georgiano, David Lordkipanidze, Accompagnato da un team internazionale, che ha portato alla luce i resti di questo ominide. Resti di ossa animali sono state trovate accanto agli antichi resti dell’ominide .In un primo momento, gli scienziati pensavano di aver trovato mandibole e teschi appartenenti a Homo ergaster, Ma le differenti dimensioni li hanno portati a descrivere una nuova specie, Homo georgicus, Che sarebbe il discendente di Homo habilis e antenato di Asian Homo erectus.



MEGANTHROPUS PALAEOJAVANICUS : 1,4 MA
"Meganthropus" è il nome comunemente dato a vari teschi con mascelle grandi e frammenti di Sangiran, centrale
Java. L'originale nome scientifico era Meganthropus palaeojavanicus, mentre è comunemente considerato non valido oggi, questo Genere di nome è sopravvissuto come un soprannome informale per il fossile. A partire dal 2005, la tassonomia e filogenesi degli esemplari sono ancora incerti, anche se la maggior parte dei paleoantropologi li considerano connessi all’Homo erectus in qualche modo. Tuttavia, il nome palaeojavanicus o anche palaeojavanicus Australopithecus sono a volte utilizzati come indica l'incertezza di classificazione. Di particolare interesse è che i reperti sono stati spesso considerati come quelli dei giganti, anche se è privo di fondamento. Dopo la scoperta di un cranio robusto Swartkrans nel 1948 SK48, il nome africanus Meganthropus è stato brevemente applicato.


HOMO ANTECESSOR : FRA 1,2 MA E 800.000 A
Homo antecessor è un
ominide estinto e una specie distinta che risale potenzialmente da 1,2 milioni a 800.000 anni fa, è stato scoperto da Eudald Carbonell, J. L. Arsuaga J. e M. Bermúdez de Castro. H. antecessor è uno dei primi ominidi conosciuti in Europa. Molti antropologi ritengono che H. antecessor è la stessa specie o di un antecedente diretto Homo heidelbergensis, Che hanno abitato l'Europa da 600.000 a 250.000 anni fa nel Pleistocene. Meglio conservato è un fossile di mascella che apparteneva ad un individuo di 10 anni trovati in Spagna. Basato su misurazioni paleomagnetiche, si pensa sia essere di età superiore ai 780-857 ka (Falguères et al., 1999:351). Il cervello era mediamente di 1.000 cm ³ di volume. Nel 1994 e nel 1995, i fossili di sei persone che potrebbero aver fatto parte delle specie sono stati trovati in Atapuerca, Spagna. Presso il sito sono stati numerosi esempi di tagli, dove la carne era stata scarnificata dalle ossa, il che indica che H. antecessor potrebbe aver praticato il cannibalismo.


HOMO CEPRANENSIS : FRA 900.000 A E 800.000 A
Homo cepranensis:con la denominazione informale di Uomo di Ceprano o di Argil ci si riferisce A UN
cranio umano fossile Che secondo il ricercatore Francesco Mallegni apparterrebbe uno una specie estinta del genere Homo, Di particolare interesse SIA per il più antico popolamento dell'europa sia, più in generale, per l'evoluzione della nostra specie.Il reperto Venne scoperto nel 1994 dall'archeologo Italo Biddittu, Direttore del Museo Preistorico di Pofi, Nel corso di ricognizioni di superficie effettuate lungo il tracciato di una strada in costruzione nei pressi di Ceprano, In località Campogrande Nella bassa valle del Fiume Sacco (Provincia di Frosinone, Lazio). Biddittu, poichè lo Aveva rinvenuto in uno strato di argilla, Lo soprannominò Argil. Rinvenuto in Frammenti, Venne Successivamente ricostruito grazie a un lavoro coordinato Paziente dall'anatomo-patologo Antonio Ascenzi. A seguito del Completamento del restauro, si presenta costituito Dalla Volta e da parte delle strutture della base di un massiccio cranio appartenuto uno un individuo adulto, con Ogni Probabilità di sesso maschile. Si tratta del più antico fossile umano mai rinvenuto sul territorio italiano ed è al momento l'unico in grado di rappresentare la morfologia (del cranio adulto) dei più antichi abitanti del continente Europeo. Sulla base di correlazioni stratigrafiche effettuate dal geologo Aldo G. Segre, infatti, la sua antichità è Stata stimata in circa 800-900 mila anni dal presente. Viene Pertanto associato all'evidenza di manufatti paleolitici di tipo arcaico (Modo 1 del Paleolitico Inferiore) Che si rinvengono in Alcuni siti dello stesso bacino fluviale. Gli studi condotti sul reperto (vedi: Ascenzi et alii, 1996, 2000; Ascenzi e Segre, 1997, 2000, Clarke, 2000; Manzi et alii, 2001, 2003; Mallegni et alii, 2003; Manzi, 2004a, b; Bruner & Manzi, 2005, 2007) Hanno dimostrato, sotto Diversi profili analitici e comparativi, Che la morfologia del cranio di Ceprano è intermedia tra Quella di un'umanità Che si Andò distribuendo in Africa e in Asia nel corso del Pleistocene (Homo erectus) E quella di forme umane derivate maggiormente attribuite da MOLTI autori alla specie Homo heidelbergensis, Queste, uno volta loro, Vengono considerate ancestrali SIA AI Neanderthal (in Europa) Che alle prime Popolazioni di Homo sapiens (in Africa). Francesco Mallegni, Ricercatore e professore ordinario di Antropologia dell 'Università di Pisa, Ha attribuito alla nuova specie il nome di Uomo di Ceprano definendo l'ominide «Il primo abitante d'Europa».si tratta di un reperto dalle caratteristiche uniche, cruciali per Comprendere la storia evolutiva del genere Homo. Il reperto, Nella terminologia specialistica definito "calvario" (Perché composto solo dal neurocranio) è tuttora Sottoposto a studi specialistici da parte di ricercatori dell'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Lazio e con varie Università e Laboratori SIA Che italiani stranieri. Dal 2000 Vengono anche condotte indagini di terreno e scavi sistematici Nell'area di Rinvenimento e nel territorio circostante, Che Stanno fornendo importanti Conoscenze sul contesto geo-paleontologico e archeologico-preistorico dell'Uomo di Ceprano. Attualmente il reperto è conservato presso il Laboratorio del Servizio di Antropologia SBAL sito in Tivoli (Roma). Altri studiosi. Piuttosto sottolineando le somiglianze cronologiche e strutturali del fossile con i reperti del sito di Atapuerca (Spagna), lo attribuiscono ad una specie a se stante, denominata H. antecessor.

HOMO HEIDELBERGENSIS : FRA 600.000 A E 200.000 A
Il nome Homo heidelbergensis è attribuito a ritrovamenti umani fossili precedentemente chiamati
Homo sapiens arcaic, con particolare riferimento a quelli trovati presso Heidelberg, nel Baden-Württemberg, Germania, sulle rive del fiume Neckar. Resti di H. heidelbergensis sono stati trovati in Africa, Europa ed Asia occidentale, datati fra i 600 mila ed i 100 mila anni fa. Sia l' Homo antecessor che l'H. heidelbergensis discendono probabilmente dall' Homo ergaster, morfologicamente molto simile e proveniente dall'Africa. Tuttavia l' H. heidelbergensis aveva una calotta cranica più allargata, con una capacità cranica di circa 1100-1400 cm³, non lontana dal valore di circa 1350 cm³ tipico per l'uomo moderno; questa differenza, assieme al comportamento e all'utilizzo di strumenti più avanzati, lo ha fatto assegnare ad una specie diversa. La struttura appare piuttosto robusta con un'altezza media attorno a 1,80 m.


HOMO ERECTUS SOLOENSIS : FRA 400.000 A E 50.000 A
L'Homo erectus soloensis (in passato classificato come Homo sapiens soloensis, comunemente detto Uomo di Solo) è considerato generalmente come una sottospecie dell'
Homo erectus, un ominide preistorico. I pochi resti di questo particolare ominide sono stati rinvenuti da alcuni siti lungo il fiume Solo (donde il nome), sull'isola indonesiana di Giava. La sua morfologia era simile a quella dell'Homo erectus, ma la sua cultura era insolitamente avanzata. Ciò confuta quelle teorie, finora ritenute valide, che facevano l'Homo erectus ancora poco progredito in termini di linguaggio e innovazione. Fu classificato inizialmente come una sottospecie di Homo sapiens (chiamata Javanthropus): benché di corporatura più minuta, era però in grado di fabbricare utensili complessi e fu ritenuto l'antenato dei moderni australiani aborigeni. Studi più approfonditi hanno elaborato la classificazione attuale. I paleontologi ritengono che l'H. e. soloensis, nonostante l'estinzione delle altre sottospecie di Homo erectus avvenuta circa 400.000 anni fa, riuscì a sopravvivere sino a 50.000 anni fa, quando fu probabilmente soppiantato dalle popolazioni locali di Homo sapiens.



HOMO RHODESIENSIS : 300.000 A
Homo rhodesiensis è un
specie di ominide Fossile del genere Homo, Trovato per la prima volta nel 1921 nella località chiamata dagli inglesi Broken HillOra Kabwe in Zambia, (Formerly "Rhodesia del Nord", da ciò è stato chiamato Rhodesia Man). Si ritiene che sia vissuto in Africa, Da 600.000 a 160.000 anni fa, nel Pleistocene. La capacità neurocraniale dell’Homo rhodesiensis è stata relativamente elevata, tra il 1280 e il 1325 cm ³. Un teschio potrebbe essere il più antico reperto di questa specie, che si trova in Bodo, Etiopia, Datato 630.000 anni fa, aveva una capacità endocranica di 1.250 cm ³. Altri fossili con simili caratteristiche morfologiche sono stati trovati in Sud Africa (Male Saldana) Tanzania, Marocco e Algeria.


HOMO NEANDERTHALENSIS : FRA 250.000 A E 30.000 A
Homo Neanderthalensis:Il periodo detto
paleolitico medio, compreso tra i 200 000 e i 30 000 anni fa, vide l’ascesa e l'inizio del declino dell'Homo neanderthalensis (Uomo di Neandertal o, nei testi meno recenti, Uomo di Neanderthal). Convissuto nell'ultimo periodo della sua esistenza con l'Homo sapiens, la sua scomparsa in un tempo relativamente breve è un enigma scientifico oggi attivamente studiato.Documentata fra 130 000 anni (per le forme arcaiche) e 30/25 000 anni fa in Europa, Africa e Asia, questa specie si è presumibilmente evoluta dall'Homo heidelbergensis. I resti che diedero il nome alla specie furono scoperti da Johann Fuhlrott nel 1856 in una grotta di Feldhofer nella valle di Neander in Germania, che prende il nome dalla traduzione in greco antico del cognome dell'organista e pastore Joachim Neumann, a cui i suoi concittadini di Düsserdolf intitolarono la piccola valle. L'aspetto fisico esteriore del neandertaliano classico è quello di un uomo di altezza media (1,60 m) perfettamente eretto e muscolarmente molto robusto; la testa è allungata antero-posteriormente e ha un volume cerebrale di 1500 cm3 in media, del 10% superiore agli uomini attuali. Ha uno spiccato prognatismo e spesso il mento sfuggente. Col tempo, in alcune zone e verso la fine del Paleolitico si diffonde un tipo più gracile e con un mento osseo più pronunciato, mentre gli zigomi sono molto meno accentuati e le arcate sopraccigliari al contrario più sporgenti. Una tesi esposta nel 2006 e confermata nel 2007 è basata su ricerche avanzate con tecniche di biologia molecolare e ipotizza che la specie, in Europa, abbia sviluppato individui di carnagione bianca con capelli rossi: il tipo di pigmentazione è in accordo con la scarsa irradiazione ultravioletta del territorio colonizzato. Nonostante ciò, si è evidenziato come la variabilità genetica della popolazione neandertaliana suggerisca una variabilità del fenotipo piuttosto ampia, analogamente a quella attuale di H. sapiens. Recenti studi, basati sull'analisi di alcune sequenze geniche di mtDNA, suggeriscono che, senza arrivare a parlare di sottospecie, vi fu sicuramente una suddivisione in tre (o forse quattro, ma il metodo non riesce a chiarire quest'ipotesi) diversi grandi gruppi di popolazioni. La reale esistenza dei gruppi sud europeo (sud iberico, subalpino, balcanico), centro-est europeo (dalla zona nord iberica fino al mar Caspio) e medio asiatico (fino ai confini orientali kazaki) in precedenza era stata frequentemente messa in discussione sulla base dei soli reperti fossili.


HOMO SAPIENS IDALTU : 160.000 A
Homo sapiens idaltu è una
sottospecie estinta di Homo sapiens vissuta circa 160.000 anni fa nell'Africa del Pleistocene. Il nome idàltu deriva dalla lingua Afar, nella quale significa più vecchio, primogenito. I resti fossili del H. sapiens idaltu furono scoperti ad Herto Bouri nel sito di Middle Awash nel triangolo di Afar in Etiopia nel 1997 da Tim White, ma vennero mostrati solo nel 2003. Herto Bouri è una regione dell'Etiopia caratterizzata da plateau vulcanici. Con l'uso della datazione radiometrica i resti vennero fatti risalire ad un periodo compreso tra i 154.000 e i 160.000 anni fa. Vennero trovati tre crani ben conservati, il migliore dei quali era quello di un maschio adulto (BOU-VP-16/1) con una capacità cranica di 1450 cm³. Gli altri due crani erano resti di un altro maschio adulto e un cranio di un bambino di sei anni. Questi fossili sono differenti da quelli di forme antiche (ma cronologicamente successive) di H. sapiens come quelli dell'uomo di Cromagnon scoperti in Europa e in altre parti del mondo in quanto la morfologia ha molte caratteristiche arcaiche non tipiche dell' H. sapiens (sebbene i crani umani attuali differiscano tra di loro a seconda della zona della Terra presa in esame). Nonostante le caratteristiche arcaiche si suppone che questi esemplari rappresentino gli antenati diretti del moderno Homo sapiens sapiens, che secondo la recente teoria "Out of Africa" ("Fuori dall'Africa") si è sviluppato poco dopo questo periodo nell'Africa orientale (la divergenza mitocondriale dei Khoisan è datata non più tardi del 110.000 A.C.), e proprio per questo che siano tra i più antichi rappresentanti della specie H. sapiens trovati finora. Le molte differenze morfologiche tra i crani di Herto e quelli dell' uomo di Neanderthal apportano un' ulteriore evidenza fossile per escludere la continuità dei Neandertaliani con l'uomo moderno.



HOMO ELMEI : FRA 300.000 A E 100.000 A
Homo helmei è il nome di un
ominide, Un altro nome per "Homo sapiens Arcaico recente "che risale a 300 000 anni fa. In africa fino a 100.000 anni fa.






HOMO FLORESIENSIS : FRA 100.000 A E 13.000 A
L'Homo floresiensis, dal nome dell'isola
indonesiana di Flores sulla quale sono venuti alla luce i suoi resti, è una specie di ominidi vissuta fino a 13.000 anni fa e che è stata scoperta da un gruppo di ricercatori australiani e indonesiani nel settembre del 2003. Probabilmente ha convissuto con l'Homo sapiens sapiens. I tratti di questo ominide sono a metà tra quelli dei primi ominidi e il moderno Homo sapiens. Era alto poco più di un metro, e con una capacità cranica di 380 cm3, molto inferiore non solo rispetto ai suoi contemporanei ma anche a tutti gli ominidi conosciuti che hanno preceduto l'Homo sapiens, compresi gli scimpanzé e i gorilla. Con riferimento alla scarsa altezza, gli scopritori dei fossili di Homo floresiensis ribattezzarono informalmente hobbit i membri di questa specie estinta. Due studi pubblicati nel 2009 hanno concluso che l'analisi cladistica e la comparazione delle misure corporee confermano che H. floresiensis e Homo sapiens sarebbero effettivamente due specie distinte. Lo studio descrive due possibili scenari evolutivi: uno secondo il quale H. floresiensis sarebbe emerso tra H. rudolfensis (1.86 Ma) e H. abilis (1.66-1.9 Ma), mentre il secondo indicherebbe che H.floresiensis comparve dopo H. abilis.

HOMO SAPIENS CRO MAGNON : 40.000 A
L'Uomo di Cro- Magnon è una antica varietà dell'
essere umano moderno (Homo sapiens sapiens), largamente diffuso nel paleolitico superiore in Europa, Asia, Nordafrica, Nord America. È rappresentato da 4 scheletri provenienti dal riparo sottoroccia di Cro-Magnon, presso Les Eyzies-de-Tayac-Sireuil in Dordogna e da 7 scheletri raccolti nelle Grotte dei Balzi Rossi (Liguria), definiti a suo tempo come cromagnonoidi. I resti più antichi, scoperti dal geologo francese Louis Lartet, sono datati intorno al 30000 a.C., di poco posteriori all'Uomo di Combe-Capelle di cui a volte è considerato una variante. Antropologicamente si osserva una certa stabilità delle caratteristiche cromagnonoidi che sono essenzialmente di tipo europoide: alta statura (media 1,80 m per gli uomini, con punte oltre 1,90 m) con gambe lunghe e braccia corte; faccia larga e bassa con cranio lungo dalla fronte all'occipite (dolicocefalia e cameprosopia), spesso denotata come disarmonica; orbite basse e rettangolari; naso prominente e spesso aquilino; grande capacità cranica (1.650 cm3). È stato proposto che fosse essenzialmente Rh negativo (come i Baschi odierni), ma questa ipotesi non è provata.



HOMO SAPIENS SAPIENS : FRA 30.000 ANNI FA’ AD OGGI
L'uomo (Homo sapiens sapiens), chiamato anche essere umano, è un
mammifero euterio, un primate bipede, appartenente alla famiglia degli ominidi che comprende numerosi generi estinti e sette diverse specie viventi di grandi scimmie antropomorfe. La specie H. sapiens, di origine africana come d'altronde il genere Homo stesso, è a pelo corto, adattata alla vita terricola, e onnivora, con comportamento originariamente cacciatore raccoglitore. La distribuzione attuale è pressoché cosmopolita. Gli uomini hanno un cervello molto strutturato e sviluppato, in proporzione alle dimensioni dell'individuo, e capace di ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Questa capacità mentale, combinata con la stazione eretta che rende liberi gli arti superiori, rimasti prensili per l'origine arboricola comune a tutto l'ordine, ha consentito il manipolare oggetti, e ha permesso all'uomo di creare una grande varietà di utensili. L'evoluzione umana è caratterizzata da un certo numero di importanti tendenze fisiologiche, incluse l'espansione della cavità cerebrale e del cervello stesso, che arriva ad un volume tipico di 1 400 cm³, oltre il doppio di quello di uno scimpanzé o gorilla. Il ritmo di crescita postnatale del cervello umano differisce da quello delle altre scimmie antropomorfe (eterocronia), permettendo un lungo periodo di apprendimento sociale e l'acquisizione del linguaggio nei giovani umani. Gli antropologi fisici sostengono che la riorganizzazione della struttura del cervello sia più importante della stessa espansione cerebrale. Altri significanti cambiamenti evolutivi includono una riduzione dei denti canini, lo sviluppo della locomozione bipedale, e la discesa della laringe e dell'osso ioide che permise il linguaggio. Come siano collegate queste tendenze e quale sia il loro ruolo nell'evoluzione di una complessa organizzazione sociale e della cultura rimangono questioni ancora dibattute.
Brevi note cronologiche sull'epoca preistorica
5 - 6 milioni di anni fa: conquista della "
stazione eretta"
5 milioni di anni fa: sembrerebbe che a questa datazione si possa far risalire l'antenato comune agli
ominidi e allo scimpanzé, che è il primate genealogicamente più vicino agli ominidi.
3,2 milioni di anni fa: datazione del reperto paleoantropologico denominato "Lucy" in Africa. Reperto denominato scientificamente
Australopithecus afarensis.
Quando fu scoperto questo reperto suscitò molto scalpore anche tra i non addetti ai lavori poiché fu molto pubblicizzato anche nelle terze pagine dei normali quotidiani: si pensava di trovarsi di fronte alla "prima madre", Eva, la madre di tutti i viventi, poi la notizia fu ridimensionata e ci si rese conto che Lucy era sì un ominide, ma di specie diversa da quella dell'uomo, in quanto fu escluso per questo tipo di ominide l'utilizzo di utensili.
3 milioni di anni fa: datazione del reperto paleoantropologico denominato
Australopithecus robustus.
Da 3 a 1,6 milioni di anni fa: risalgono più reperti di un medesimo tipo
Australopithecus africanus.
Da 2,5 a 2 milioni di anni fa: risalgono i primi reperti di
Homo habilis trovati in Tanzania nella gola di Olduvai.
Poco più di un metro di altezza, con braccia lunghe così come quelle di "Lucy", la caratteristica di questo gruppo di ominidi, ritenuti più socievoli degli australopitechi sarebbe che la preda sarebbe stata condivisa e consumata insieme.
2 milioni di anni fa: è databile all'incirca il primo
utensile per lavorare. L'uso di utensili non è in assoluto una prerogativa della sola specie umana, ma solo l'uomo è in grado di procedere oltre creando con tale strumento altri strumenti per creare strumenti in un circolo virtuoso.
Poco più di 1 milione di anni fa: a questa data risalgono i primi segni di presenza umana (
Homo erectus) noti fuori dall'Africa.
900.000 anni fa: avviene la migrazione degli ominidi dall'Africa all'Asia e poi ancora all'
Europa.
Dalla specie umana presente in Europa per mezzo milione di anni, prende origine circa 100.000 anni fa la specie Homo neanderthalensis, che si estingue circa 30.000 anni fa dopo l'arrivo in Europa dell'Homo sapiens sapiens, diretto progenitore dell'essere umano moderno.
400.000 anni fa: "scoperta" del
fuoco.
La prima utilizzazione del fuoco avviene in cina.
Dapprima si impara a conservare quello provocato dai fulmini, in seguito il fuoco verrà ottenuto con mezzi rudimentali e la conservazione del fuoco talora avrà anche carattere rituale.
100.000 anni fa:
Homo sapiens sapiens (essere umano attuale) i cui reperti più antichi sono stati rinvenuti in Sud Africa nelle caverne dette Border Caves (datazione approssimativa 130-74 mila) e nelle caverne della foce del fiume Klasies (datazione approssimativa 115-74 mila).
40-35.000 anni fa: l'Homo sapiens sapiens giunge in Europa, dove già vive l'Homo neanderthalensis.
34-24.000 anni fa:
Venere di Willendorf, tra le più antiche espressioni artistiche della scultura.
30.000 anni fa: termina la lunga convivenza tra vari tipi di ominidi.
Da questo momento in poi i paleoantropologi hanno rinvenuto solo reperti di Homo sapiens sapiens, unico discendente degli ominidi sopravvissuto.
20.000 anni fa: invenzione dell'
arco, dopo l'invenzione della lancia avvenuta diverse migliaia di anni prima, che permette che la caccia grossa possa essere praticata più abitualmente.
16.000 anni fa: in una grotta sotterranea nella
Spagna orientale, in provincia di Valencia è stata ritrovata una rappresentazione di una figura umana, forse una donna, che raccoglie il miele da un alveare e lo mette in un cesto stando aggrappata a una scala di corda artisticamente intrecciata.
15.000 anni fa: in una grotta in Francia è stata ritrovata la più antica rappresentazione della
danza e del ballo in un graffito che rappresenta uno stregone nell'atto di svolgere una danza rituale.
10.000 a.C.: fine dell'ultima
glaciazione.
11.000 - 9.000 anni fa: fondazione di
Gerico, considerata la più antica città del mondo.
8.000 a.C.: si stima che la popolazione mondiale nella sua totalità ammonti a circa 10 milioni di individui.
6.000-5000 a.C.:
agricoltura. Il passaggio a una economia agricola segna anche il passaggio dal nomadismo al sedentarismo che in seguito con l'avvio dell'urbanizzazione si intensificherà ulteriormente. Con l'agricoltura si ha una maggior necessità di avere figli e anche molti, di conseguenza aumenta e acquista un valore maggiore la caccia e raccolta.
3.500 a.C.: invenzione della
scrittura.
Convenzionalmente si pone termine al racconto della preistoria con questa invenzione e incomincia la storia vera e propria.
3.500 a.C.: inizia l'epoca della
metallurgia. La prima "civiltà dei metalli" comincia con l'uso dell'oro a scopi ornamentali e prosegue con l'età del rame, epoca in cui avvengono anche la domesticazione del cavallo e l'invenzione della ruota.
Migliorando le tecniche di fusione, l'uomo impara a formare una lega del rame con lo stagno ottenendo così il bronzo, molto più duro ed utile per utensili ed armi.
L'età del bronzo dura fino all'inizio dell'età del ferro, circa 1200 a.C.
3.000 a.C.: prime grandi civiltà
idrauliche sorte sui grandi fiumi del Nilo e del Tigri-Eufrate. La pianificazione e il controllo delle acque conducono ad uno sviluppo dell'economia agricola. Inizio dell'urbanizzazione e sviluppo delle scienze funzionali all'agricoltura: matematica, geometria, astronomia, ingegneria.
2.200 - 1.200 a.C.:
età del bronzo, che dura fino all'inizio dell'età del ferro, circa 1200 a.C.
1.000 a.C.: inizio della
protostoria



FINE

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