Le
miniere di selce del Gargano
Alle origini della storia mineraria europea
Alle origini della storia mineraria europea
VI-III
millennio a.C.
Il
Promontorio del Gargano è costituito da un insieme di sedimenti e
rocce modellate a formare una miriade di paesaggi quali spiagge,
baie, falesie, faraglioni, valli profondamente incise e tortuose,
estesi altipiani a doline, ampi pianori terrazzati, fino ai grandi
laghi costieri di lesina e Varano. Questa importante e
variegata"geodiversità" è il risultato della diversa
storia geologica iniziata più di 250 milioni di anni fa. Nel Gargano
affiorano prevalentemente rocce carbonatiche di età compresa tra il
Giurassico superiore e l'Eocene (165-40 milioni di anni fa).
Uno
degli scorci più fotografato del Gargano " il faraglione del
Pizzomunno" a Vieste è costituito da calcari micritici con
liste di selce rossastre del Cretaceo Superiore appartenenti alla
formazione della scaglia.
Dal
punto di vista idrogeologico i caratteri di permeabilità mista per
fratturazione e carsismo delle rocce Garganiche hanno permesso
l'instaurarsi di una falda acquifera "principale" occupante
l'intero promontorio Garganico. Esclusivamente nell'area di Vico del
Gargano e Ischitella, l'instaurarsi di condizioni stratigrafiche
particolari, cioè la sovrapposizione di terreni permeabili, al di
sopra di terreni impermeabile, ha permesso lo sviluppo di una falda
secondaria, completamente isolata da quella principale.
Forse
non sono ancora in molti, fuori dagli ambienti scientifici, a sapere
che il Gargano è stato il
più antico distretto minerario d’Europa.
Il termine “distretto” non è casuale. Le ricerche degli ultimi
venticinque anni hanno infatti portato in luce non solo singole
strutture estrattive, tra le quali appunto le più antiche d’Europa,
ma un’ampia rete di miniere preistoriche diffusa su un’area molto
estesa del Promontorio e attiva
per ben 3500 anni,dal
primo Neolitico alla fine dell’età del Rame.
Queste
miniere erano rivolte all’estrazione della selce, roccia dal colore
variabile che per tutta la preistoria ha costituito la principale
materia prima di origine minerale. Con essa furono fabbricati la
quasi totalità dei manufatti preistorici giunti fino a noi.
Per la sua storia geologica, il Gargano è incredibilmente ricco di selce di ottima qualità per la scheggiatura. Il popolamento preistorico del Promontorio fu senz’altro favorito da questo fattore e tutt’oggi, nonostante decenni di raccolte indiscriminate, è ancora possibile individuare aree con in superficie grandi dispersioni di selce lavorata. Il più delle volte si tratta di vere e proprie aree specializzate per la lavorazione della selce, in alcuni casi direttamente collegate a punti di estrazione mineraria.
Se ne rese conto, fin dagli anni '30' del Novecento, Ugo Rellini, al quale dobbiamo le prime scoperte di miniere di selce sul Gargano. Fino agli ’80, tuttavia, si è ritenuto che il fenomeno minerario sul Gargano fosse riferibile all’età del Rame e interessasse strutture sotterranee di piccole dimensioni. Il quadro cambiò radicalmente con la scoperta della Defensola, dove la presenza di ceramica impressa permise subito di retrodatare l’inizio delle attività minerarie sul Gargano al Neolitico antico, ovvero agli inizi del VI millennio a.C.
Per la sua storia geologica, il Gargano è incredibilmente ricco di selce di ottima qualità per la scheggiatura. Il popolamento preistorico del Promontorio fu senz’altro favorito da questo fattore e tutt’oggi, nonostante decenni di raccolte indiscriminate, è ancora possibile individuare aree con in superficie grandi dispersioni di selce lavorata. Il più delle volte si tratta di vere e proprie aree specializzate per la lavorazione della selce, in alcuni casi direttamente collegate a punti di estrazione mineraria.
Se ne rese conto, fin dagli anni '30' del Novecento, Ugo Rellini, al quale dobbiamo le prime scoperte di miniere di selce sul Gargano. Fino agli ’80, tuttavia, si è ritenuto che il fenomeno minerario sul Gargano fosse riferibile all’età del Rame e interessasse strutture sotterranee di piccole dimensioni. Il quadro cambiò radicalmente con la scoperta della Defensola, dove la presenza di ceramica impressa permise subito di retrodatare l’inizio delle attività minerarie sul Gargano al Neolitico antico, ovvero agli inizi del VI millennio a.C.
Le
ricerche sulla Defensola hanno permesso di comprendere aspetti
importanti del lavoro minerario neolitico.
Esso
si svolgeva in ambienti dove è difficile muoversi ed orientarsi,
ambienti oggettivamente ostili e pericolosi, la cui illuminazione era
garantita da semplici lucerne in pietra portatili. I tempi di lavoro
in miniera non dovevano essere brevi, a giudicare dalla presenza di
contenitori ceramici con residui di cibo.
Ma
ciò che sorprende ancora di più è che lo
sfruttamento minerario era attentamente pianificato e
sistematicamente indirizzato a zone profonde, distanti più di 100m
dagli ingressi (mezz’ora in termini di percorrenza).
Esistono
lunghi corridoi appositamente creati per accedere in modo diretto ai
fronti di estrazione più profondi.
Tali corridoi furono ricavati tagliando detriti d’escavazione precedentemente costipati. Per avere un’idea dell’opera, si tenga presente che per percorrere il corridoio B-D è necessaria all’incirca mezz’ora.
Tali corridoi furono ricavati tagliando detriti d’escavazione precedentemente costipati. Per avere un’idea dell’opera, si tenga presente che per percorrere il corridoio B-D è necessaria all’incirca mezz’ora.
Molti
di questi corridoi erano delimitati da muretti a secco di
contenimento, a conferma ulteriore dell’ipotesi di una gestione
pianificata della miniera.
La Defensola è per ora l’unica miniera del Gargano ad essere stata studiata a fondo. Il confronto con altre miniere neolitiche del viestano, (S. Marco, Arciprete, Defensola C) mostra però che essa non fu un’eccezione: siamo di fronte all’applicazione costante, per più di mezzo millennio, di un modulo estrattivo standardizzato che attesta in modo inequivocabile un livello di specializzazione tecnica avanzata oltre che precoce.
La Defensola è per ora l’unica miniera del Gargano ad essere stata studiata a fondo. Il confronto con altre miniere neolitiche del viestano, (S. Marco, Arciprete, Defensola C) mostra però che essa non fu un’eccezione: siamo di fronte all’applicazione costante, per più di mezzo millennio, di un modulo estrattivo standardizzato che attesta in modo inequivocabile un livello di specializzazione tecnica avanzata oltre che precoce.
Il
sito archeologico di Cruci datato all’età del rame si
inserisce a pieno titolo all’interno del sistema di estrazione
mineraria che ha interessato il promontorio del Gargano per almeno
tre millenni.
Caratteristiche
macroscopiche della selce del Gargano
le
caratteristiche osservate sui campioni di selce delle miniere del
Gargano sono il cortice esterno, la tessitura, la trasparenza, il
lustro, l'omogeneità, le inclusioni, il colore, la durezza.
Elenco
delle "Miniere del Gargano"
Defensola,
Arciprete, S. Marco, Caprarezza, Tagliacantoni, Valle Guariglia,
Mastro Tonno, Martinetti, Cruci, Coppa di Rischio, Scarcafarina,
Carmine, Guariglia, Finizia, Bosco della Risega, SS() KM 100-101.
La
caratterizzazione cronologica delle miniere di selce del Gargano
presenta alcune difficoltà comune a tutti i siti minerari
preistorici europei. Molto rara è infatti la presenza di ceramiche,
evidentemente non funzionali in questi contesti. Solo nel caso della
miniera della Defensola, sono state possibili alcune datazioni,
grazie ad alcuni carboni aderenti a vasi ancora in posizione
funzionali all'interno della miniera, avvalorati dalla presenza di
ceramica.
La
data più antica pone gli inizi dell'attività mineraria estrattiva
del Gargano tra 6010 e 5727 BC (prima della nascita di Cristo), in
coincidenza con il processo di neolitizzazione dell'Italia
Sud-orientale;la fine del fenomeno minerario appare invece adesso
collocabile nel Bronzo antico, almeno a giudicare da una singola
datazione proveniente dal sito di Cruci, cioè 2140-1880.
Le
prime civiltà che hanno utilizzato la selce del Gargano sono quelle
che hanno occupato il Tavoliere di Puglia e il subappennino Dauno.
Sono le prime Comunità di agricoltori e allevatori che qui hanno
deciso di stanziare.
Lo
studio di un periodo così vasto della nostra preistoria, purtroppo
non è mai stato possibile in maniera scientifica, ciò è dovuto a
molteplici ragioni. In primis, la scienza che studia la
paleontologia la paletnologia, è molto recente, qui in Italia,
risale solo al 1927, con la fondazione dell'istituto di paleontologia
a Firenze. In secondo luogo, la chiesa ha rallentato in maniera
categorica fino agli anni 60 di questo secolo la teoria
evoluzionistica di Darwin, per cui l'uomo non poteva essere sulla
terra già in epoca quaternaria.
In
epoca moderna non dimentichiamo che con l'avanzare selvaggio della
cementificazione, molte miniere del Gargano sono state sacrificate
per la costruzione di villaggi turistici e villette mono familiari
(che tristezza)!!! E dulcis in fundo dalla mancanza di fondi, per la
scuola e la cultura in genere non ci sono mai soldi,figuriamoci
per gli scavi archeologici.
E'
quasi banale dire che le miniere di selce fanno parte di un paesaggio
archeologico e che solo all'interno di questo contesto la loro storia
può essere compresa appieno. Per esempio comprendere l'intera catena
operativa di produzione litica, dall'estrazione al consumo,
l'identità di gruppi che praticavano l'estrazione, la spedizione in
altri luoghi della materia lavorata. Insomma le miniere del Gargano
nonostante sappiamo che sono state aperte e funzionali dal VI al III
millennio, non poco , si collocano quasi in un vuoto archeologico.
Per
esempio non ci sono dati, sulle attività domestiche, non sappiamo le
varie pratiche agricole che venivano usate, non sappiamo nulla sulle
pratiche funerarie che ci permetterebbero di valutare anche l'assetto
sociale ed ideologico.
L'attività
di estrazione della selce ha comportato nel corso della Preistoria
recente l'utilizzo di utensili, appositamente costruiti nei materiali
più diversi, sia di tipo organico (corno, osso o legno) che
inorganico (rocce). I manufatti realizzati in pietra (picconi,
mazzuoli) sono montati all'estremità di un manico ligneo alla
maniera di un martello.
Il
fenomeno minerario del Gargano è durato dal VI al III millennio
attraversando Neolitico ed Eneolitico è arrivato fino alle soglie
dell'età del Bronzo, è perciò possibile analizzare grazie a
ritrovamenti in loco di reperti litici, l'evoluzione nel tempo.
Sarebbe auspicale che prima della distruzione totale delle miniere
più impostanti del mondo, si iniziassero studi più approfonditi,
perchè solo conoscendo da dove veniamo e chi siamo stati, sarà
possibile la comprensione di chi siamo e l'eventuale inizio di una
civilizzazione finalmente sostenibile.
Autore
Massimo Tarantini a cura di Attilio Galimberti
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