La
tecnologia litica va retrodatata di 200 mila anni
PUNTE DI FRECCIA TROVATE A KATHU PAN (WIKINS) |
In Sudafrica
ritrovati oggetti fabbricati già 500 mila anni fa
La tecnologia
ha compiuto i suoi primi passi prima di quanto ci si aspettasse: la datazione
di alcuni manufatti in pietra ritrovati nel sito archeologico di Kathu Pan, in
Sudafrica, ha permesso di scoprire che alcune tipologie di armi venivano
fabbricate già 500 mila anni fa, ossia circa 200 mila anni prima di quanto
ipotizzato fino a ora. I ricercatori dell’Arizona State University,
dell'Università di Toronto e dell'Università di Città del Capo, che hanno
collaborato a questo studio pubblicato su scienze, hanno
dimostrato che questo particolare tipo di armi in pietra, appuntite e montate
su lance, sono state pensate, progettate e utilizzate ben prima di quanto
previsto.
TECNOLOGIA
«Questi
manufatti, molto probabilmente, sono l’esempio più antico di utilizzo di una
tecnologia più complessa», spiega Margherita Malorgio, archeologa freelance, «ipotizzabile
soprattutto dalla volontà progettuale di immanicarle, ossia di inserirle e
legarle alla cima di un bastone». «I nostri antenati si adeguavano
all’ambiente, quindi non avrebbero costruito uno strumento nuovo se non ne
avessero avuto bisogno, a causa delle necessità e delle condizioni
circostanti», racconta Edoardo Ratti, archeologo divulgatore e socio
collaboratore dellIstituto italiano preistoria e protostoria.
CACCIA
Le prime forme
di caccia erano infatti passive: ci si nutriva di carcasse di animali già morti
oppure si spingeva l’animale, solo e isolato, verso qualche dirupo, uccidendolo
dopo averlo catturato. Infine si iniziò a pensare di sfruttare il materiale a
disposizione, come il bastone, «che venne prima solo appuntito, poi armato con
queste punte in pietra», racconta Ratti. «Solo da poco tempo, circa 20 mila
anni fa, l'asta, detta zagaglia, veniva scagliata adoperando un bastoncino
detto propulsore, e solo verso la fine del Paleolitico si arrivò all’arco.
L’arco serviva per prendere la mira: dopo la glaciazione i cespugli, prima
inesistenti, rendevano difficile la visibilità della preda».
EVOLUZIONE
Questa
evoluzione delle armi e della caccia coinvolge quindi le abilità meccaniche e
la capacità progettuale della nostra specie e delle diverse famiglie di Homo. «Il fatto che queste punte
siano state datate anteriormente indica quindi che alcune abilità, capacità e
necessità esistevano prima di quanto pensassimo», commenta Ratti. Datazione,
tecnologia, utilizzo di questi manufatti richiedono studi specifici e anche
affascinanti, come ci racconta Malorgio: «La datazione può essere fatta grazie
all’analisi di sostanze organiche rilevate nel sito di ritrovamento del
reperto, attraverso la comparazione con altri strumenti, la conoscenza della
stratigrafia e infine dalla presenza di resti umani. I manufatti in pietra»,
continua Malorgio, «conservano la testimonianza del colpo inferto o del
contatto con altre sostanze, visibili al microscopio, e da cui si può
ricostruire la tecnica utilizzata». Ma anche le dimensioni danno numerose
informazioni: «L'amigdala, una selce scheggiata a forma di mandorla del peso di
circa 500 grammi», spiega Ratti, «non poteva essere fissata su un bastone di
legno, mentre queste punte piccole sono più curate, denotano attenzione e la
reale possibilità che siano state pensate per essere attaccate a un bastone».
INFORMAZIONI
Altre informazioni
si ottengono dall’analisi dell’usura della pietra stessa, attraverso un metodo
utilizzato anche dal team di ricercatori che ha portato avanti questo studio.
Si tratta infatti di costruire lo stesso manufatto e simulare i danni che
potrebbe aver subìto colpendo una carcassa, per capire se i segni di usura
ottenuti siano compatibili con quelli ritrovati sul reperto. Kyle Brown,
coautore dell’articolo e ricercatore all’Università di Città del Capo,
commenta: «Quando le punte sono fissate sulle lance, si formano segni di usura
caratteristici. I danni riscontrati su questi reperti sono simili a quelli
prodotti con il nostro esperimento di simulazione». I ricercatori inoltre
possono ricostruire il processo di creazione della punta in pietra, i vari
passaggi che determinano una particolare scheggiatura e stabiliscono quale
strumento il nostro antenato abbia voluto costruire. «I tecnologi si occupano
di ricostruire a ritroso il percorso compiuto per arrivare al prodotto finito»,
spiega Malorgio. «Si cerca di capire quali siano stati i movimenti compiuti
dall’uomo per la realizzazione degli strumenti». Questi ultimi passaggi, su
queste punte in pietra, non sono ancora stati compiuti, ma sembra che la
datazione possa fornire già molte informazioni. «Armare un bastone in modo che
l'armatura resti ben fissa sulla punta mentre buca la pelle spessa e dura di un
bisonte presuppone molta tecnologia», commenta Ratti. La scoperta mette quindi
di fronte gli studiosi a un cambiamento delle teorie in voga: «La padronanza nella
produzione di questa tipologia di armi e il loro utilizzo da parte dell’Homo heidelbergensis», conclude
Malorgio, «permettono di considerare tale specie culturalmente più evoluta».
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