Homo Naledi
In
una grotta vicino a Johannesburg, profonda 80 metri, sono stati
rinvenuti oltre 1.500 elementi fossili, di cui ossa appartenenti a 15
individui, alti un metro e mezzo circa, con un cervello delle
dimensioni di un'arancia. "Ha un mix di caratteristiche
primitive e moderne" dicono i ricercatori su questo nuovo
antenato dell'uomo che forse seppelliva già i morti, centinaia di
migliaia di anni prima dell'Homo sapiens.
Una
scoperta senza precedenti nella storia della paleontologia. Un cugino
lontano dell'uomo. Fratello, se guardiamo i suoi piedi che hanno
meravigliato i ricercatori: sono quasi identici ai nostri.
Homo Naledi: Si chiama così questo ominide con caratteristiche primitive e moderne al tempo stesso. Non molto alto, piuttosto snello, aveva un cervello minuscolo, ma forse seppelliva già i suoi morti, ben prima dell'Homo sapiens. I diversi sedimenti ritrovati nella caverna non permettono ancora di datare le ossa e risalire alla sua età, ma secondo gli studiosi questa nuova specie umana scoperta in Sudafrica potrebbe avere tra i due milioni e i due milioni e mezzo di anni.
National Geographic: I resti dell'Homo Naledi sono stati rinvenuti in Sudafrica e hanno convinto gli studiosi a inserirlo nel genere di cui noi stessi facciamo parte. L'annuncio dell'incredibile ritrovamento è stato dato dalla University of Witswaterstrand di Johannesburg, dalla National Geographic Society e dal Dipartimento per la Scienza e la Tecnologia National Research Foundation del Sudafrica ed è stato pubblicato dalla rivista scentifica eLife. Un approfondimento della ricerca verrà pubblicato sul numero di ottobre del National Geographic.
Senza
età:
È
il più grosso ritrovamento di ossa di ominidi mai avvenuto: tutto è
cominciato nella grotta detta Rising Star, a una cinquantina di
chilometri a nordovest di Johannesburg, dove sono stati scoperti
oltre 1.500 elementi fossili che devono ancora essere datati. Erano
ammucchiati in una cavità accessibile solo attraverso un pozzo
talmente stretto che per recuperarli è stato arruolato uno speciale
team di speleologi e ricercatori che fossero magri abbastanza per
entrarci con le braccia alzate sopra la testa. Era una regione
conosciuta dai ricercatori già dai primi decenni del Novecento come
possibile "culla dell'umanità", vista la quantità di
fossili e reperti rinvenuti.
Un
gruppo:
I
frammenti di questa nuova specie recuperati finora appartengono ad
almeno 15 individui, tutti Homo naledi, e si pensa che ce ne siano
molti altri da recuperare. "Abbiamo a disposizione esemplari
multipli di quasi tutte le ossa del suo corpo", dice il
paleontologo Lee
Berger,
della National Geographic Society, che ha guidato le spedizioni di
scoperta e recupero, "Homo naledi è già praticamente la specie
fossile meglio conosciuta nella linea evolutiva dell'uomo".
Cugino
dell'uomo: "Complessivamente,
H. naledi appare come una delle specie più primitive del genere
Homo", spiega John
Hawks della
University of Wisconsin-Madison, uno degli autori dell'articolo che
descrive la nuova specie, "ma ha alcune caratteristiche
sorprendentemente umane, tali appunto da farlo ricomprendere nel
genere cui apparteniamo anche noi. Aveva un cervello minuscolo, più
o meno delle dimensioni di un'arancia, posto in cima a un corpo
relativamente lungo e snello".
Secondo i ricercatori, Homo
naledi doveva essere in media alto circa un metro e mezzo e pesare 45
chili.
Mani
e piedi:
Il
cranio e i denti appaiono abbastanza simili a quelli di alcune specie
più primitive del genere Homo, come H. habilis e le spalle
somigliano di più a quelle delle grandi scimmie. Mani e piedi,
invece, ci dicono molto di lui e delle sue abitudini: "Le mani
appaiono adatte all'utilizzo di utensili", dice Tracy
Kivell della
University of Kent, che ha fatto parte del team che ha studiato
l'anatomia della nuova specie, "ma le dita sono molto curve, il
che fa pensare che fosse molto bravo ad arrampicarsi".
Quanto
ai piedi, sono il tratto anatomico più sorprendente, perché "sono
praticamente indistinguibili da quelli di un essere umano moderno",
aggiunge William
Harcourt-Smith del
Lehman College
della
City University of New York, un altro studioso che ha partecipato
alla ricerca. Le caratteristiche dei piedi e delle gambe slanciate
fanno pensare che la specie fosse adatta anche a lunghe camminate.
"La particolare combinazione dei tratti anatomici distingue Homo
naledi da tutte le specie finora conosciute", commenta Berger.
Scoperta
nella scoperta: È
proprio il contesto in cui sono stati ritrovati i fossili a far
emergere quello che probabilmente è l'aspetto più straordinario
della scoperta: Homo naledi forse seppelliva i suoi morti e la
sepoltura finora era considerata una pratica iniziata con l'uomo
moderno (risalente a 200mila anni fa, con l'homo sapiens).
Le ossa di
neonati, bambini, adulti e anziani, infatti, giacevano in un anfratto
molto profondo.
"Quella
camera è stata sempre isolata dalle altre e non è mai stata
direttamente aperta verso la superficie", assicura Paul
Dirks della
James Cook University nel Queensland, in Australia, primo firmatario
dell'articolo che descrive il contesto della scoperta. "Soprattutto,
in questo remoto anfratto mancavano fossili appartenenti ad altri
animali di rilievo; c'erano praticamente solo resti di H.
naledi".
Defunti sepolti: Gli unici elementi fossili non appartenenti all'ominide (una dozzina di elementi su oltre 1.500) sono resti isolati di topi e uccelli: la cavità attirava pochi frequentatori occasionali.
Le ossa di H.
naledi non presentano segni di morsi di predatori o saprofagi e non
sembrano trasportate fin lì da qualche altro agente esterno, come un
flusso d'acqua. "Abbiamo esplorato tutti gli scenari
alternativi", dice Lee Berger, il capo della spedizione: "Una
strage, la morte accidentale dopo essere rimasti intrappolati nella
grotta, il trasporto da parte di un carnivoro sconosciuto o di una
massa d'acqua, e altri ancora.
Alla fine, l'ipotesi più plausibile è
che gli Homo naledi abbiano intenzionalmente depositato laggiù i
corpi dei defunti" e che, dunque, fossero proprio dediti alla
sepoltura ben prima dell'Homo sapiens.
Se
fosse confermata, la teoria farebbe pensare che questa specie fosse
già capace di un comportamento ritualizzato (vale a dire ripetuto)
finora attribuito solo agli esseri umani moderni. "Questa grotta
non ha ancora svelato tutti i suoi segreti", conclude Berger.
"Ci sono ancora centinaia, se non migliaia di resti ancora da
studiare sepolti laggiù".
DA REPUBBLICA E NATHIONAL
GEOGRAPHICS
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